Dieci anni fa l'uccisione di Shahbaz Bhatti: una vita spesa per il dialogo tra fedi. L'omaggio di Sant'Egidio a Roma

Dieci anni fa l'uccisione di Shahbaz Bhatti: una vita spesa per il dialogo tra fedi. L'omaggio di Sant'Egidio a Roma

IL RICORDO DEL MINISTRO PACHISTANO.

Oggi alle 20, nella chiesa di Santa Maria in Trastevere, la Comunità di Sant'Egidio darà un contributo essenziale a ricordare Shahbaz Bhatti a dieci anni dal suo sacrificio. La sua uccisione, come ha sottolineato Sant'Egidio, ha avuto origine per fermare «il suo impegno nella difesa dei cristiani e di tutte le minoranze».
L'evento, di oggi, con la preghiera presieduta dal vescovo di Frosinone e presidente della Commissione episcopale per l'ecumenismo e il dialogo interreligioso, monsignor Ambrogio Spreafico, ricorderà anche l'«amico e fratello di Sant'Egidio, uomo di pace e di preghiera che collaborava per promuovere il dialogo tra le religioni nel suo Paese».
Un uomo, Shahbaz Bhatti, primo cristiano a capo di un ministero in Pakistan, che ha condotto con coerenza fino all'estremo sacrificio a 42 anni, assassinato da un estremista musulmano, una vita spesa nell'abito politico e filantropico e per il quale, esattamente cinque anni fa, la diocesi pachistana di Islamabad-Rawalpindi ha aperto la causa di beatificazione.
Tra le testimonianze che ne sono alla base, anche quella del vescovo Anthony Lobo, che in una lettera si era detto certo che Bhatti «avesse deciso di entrare nella politica attiva per proteggere i cristiani e le altre minoranze del Paese» e lo aveva definito «un uomo dal forte impegno che aveva optato per il celibato, che non aveva beni e vedeva la sua attività come servizio». Dai primi passi nell'attivismo sociale e politico alla fondazione nel 1985 del Fronte di liberazione cristiano del Pakistan, ai quasi contemporanei elezione - nel 2002 - a presidente dell'Alleanza delle minoranze di tutto il Pakistan (Apma) e ingresso nel Partito del popolo pachistano di Benazir Bhutto (a sua volta assassinata cinque anni dopo), fino alla carica di ministro per gli Affari delle minoranze nel 2008, la sua "carriera" è sempre stata distaccata dal gioco degli interessi personali o di appartenenza. Correndo però rischi sempre maggiori in un clima di crescente radicalizzazione religiosa.
La difesa dei diritti dei battezzati sotto attacco, a partire in particolare dalla sanguinosa persecuzione anticristiana di Gojra del primo agosto 2009 e il sostegno a una riforma del Codice Penale per gli articoli che delineano il reato di biasfemia, lo misero nel mirino degli estremisti. Il 2 marzo 2011 uno degli uomini della sua scorta, Mumtaz Qadri, portava a termine l'«esecuzione per il blasfemo» rivendicata dal movimento Tehrik-i-Taliban Pakistan.
«A distanzia di un decennio, la sua ispirazione sembra essere ancora più vera, profetica. Il Pakistan, visto come un Paese integralista, è bloccato nelle sue aspirazioni al progresso da un estremismo miope, che fa anche molte vittime e questo porta il nostro Paese a dipendere da molti altri, incluse nazioni occidentali- segnala il fratello Paul Bhatti-. Per questo Shahbaz aveva lottato per la convivenza delle religioni, per fermare queste divisioni e violenze». «Partendo dalla sua fede cattolica, ha cercato di portare un messaggio d'amore. Oggi, prima ancora che la sua militanza politica e la sua esperienza ministeriale, va rivalutato il suo messaggio. Credo sia un onore, lo è sicuramente per me, cercare di riproporre questo messaggio che lui ha diffuso senza paura anche quando sapeva di essere rischio della vita», conclude Paul Bhatti.


[ Stefano Vecchia ]