Accordi di Roma: memoria, eredità e testimonianza di un popolo

Accordi di Roma: memoria, eredità e testimonianza di un popolo

Nell'anniversario della pace in Mozambico

La storia dell'Accordo Generale di Pace in Mozambico si intreccia con la resurrezione di un intero popolo, un tempo soggiogato in una guerra fratricida da cui non c'era soluzione interna o prospettiva internazionale. Nonostante diversi tentativi di negoziati locali, come il viaggio a Nairobi per avviare il dialogo tra i rappresentanti dell'ex guerriglia della Renamo e il governo dell'epoca, il segreto per giungere alla pace in Mozambico non fu mai trovato.
Si arriva a Roma, dalla Comunità di Sant’Egidio come ultima chance, un’ultima risorsa per un popolo disperato e anche deluso dai molti tentativi falliti di trovare la pace attraverso altri mezzi.
L’eredità più importante degli Accordi di Roma è la generazione mozambicana, che oggi è la maggioranza che cerca ogni giorno, nonostante le difficoltà, di vivere e trasmettere il desiderio di pace. Poi, in seguito al graduale e notevole sviluppo economico, c’è la mentalità di utilizzare il dialogo come un modo ottimo per la ricerca della pace.
La guerra civile, che era iniziata poco dopo l’indipendenza di giugno del 1975 fu tra le più sanguinose degli ultimi anni del XX secolo, con un bilancio di un milione di morti in 16 anni, in un Paese che era diventato il più povero del mondo. Distruggendo il tessuto umano, separando le famiglie, devastando le infrastrutture, la guerra impoverisce una nazione e un popolo.
Un'esperienza così amara è degna di una memoria continua, senza l'intenzione di trovare i colpevoli, né tanto meno di identificare i buoni, ma di stabilire una memoria individuale e collettiva che renda tutti responsabili di un presente e di un futuro umano più attento alla pace.
Come popolo, anche se la maggior parte dei mozambicani non ha vissuto la disgrazia dei 16 anni di guerra, dobbiamo ammettere il pesante fallimento del passato, del non aver creduto, dopo l'indipendenza, nell'utopia della convivenza nella diversità. Ma c'è anche l'orgoglio di essere, oggi, un popolo testimone del dialogo, della pacificazione, della ricostruzione di un paese completamente dilaniato dalla violenza e, soprattutto, che ha creduto in una nuova alba basata su regole democratiche che migliora ogni giorno.
La nuova generazione, quella post-AGP (Accordo Generale di Pace), che oggi costituisce più della metà della popolazione mozambicana, ha bisogno di consolidare i valori di pace e di riconciliazione con uno sguardo inclusivo e attento alle categorie sociali che la politica non riesce a raggiungere. Un nuovo umanesimo può iniziare dai giovani la cui storia è segnata da valori come la solidarietà, il dominio della scienza e della tecnologia, l'inclusione e la capacità di convivenza.
Oggi bisogna evitare il vagare di una vita banale o sprecata nell'amore per se stessi. L'egoismo è il vero antagonista della pace e non la guerra in sé. La frammentazione sociale basata sull'etnia, il regionalismo, il localismo, il nepotismo, l'affiliazione partitica concentrata nel separatismo e non nell'idealismo, il fondamentalismo esacerbato minano la convivenza di un popolo, creano muri di divisione, fanno nascere atteggiamenti di autodifesa contro gli altri, istigando focolai di violenza.
La pace è un giardino. Tutti possono goderne, ma tutti devono curarlo ogni giorno. Vivere in pace richiede un impegno quotidiano con azioni e atteggiamenti simili a quelli di un giardiniere che, con tenacia e pazienza, cura, innaffia, protegge e aspetta che la bellezza risplenda.
 


[ Nelson Moda (Sant'Egidio) ]