Salvi in Italia dopo la doppia fuga dall'Eritrea e dall'Etiopia

Sant'Egidio e il Viminale

Avevano trovato rifugio nell'unico stato stabile del Corno d'Africa. Poi anche in Etiopia la situazione è degenerata, a causa della guerra civile che da mesi sconvolge il paese. Proprio per questo la loro partenza, prevista a fine mese, è stata anticipata. E ieri mattina a Fiumicino sono atterrati - con volo Ethyopian Airlines da Addis Abeba - 63 profughi. Quasi tutti eritrei, in fuga dalla dittatura di Isaias Afewerki, il presidente autocrate in carica dalle elezioni 1993. Una coppia dallo Yemen, paese devastato dalla guerra contro la coalizione guidata dall'Arabia Saudita. Uno infine è scappato dal caos della Somalia. Sono soprattutto donne con bambini e giovani.
È un altro "miracolo" del protocollo d'intesa con lo Stato italiano, firmato nel 2019 al Viminale dalla Conferenza Episcopale Italiana e dalla Comunità di 

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, che prevede l'arrivo di 600 profughi vulnerabili, tirati fuori dai campi di accoglienza etiopici e avviati in tutta sicurezza attraverso il sistema dei corridoi umanitari. La partenza è stata facilitata grazie alla collaborazione del Dipartimento Libertà civili e immigrazione del ministero dell'Interno, guidato dal prefetto Michele Di Bari, della Direzione Generale per gli italiani all'estero e le politiche migratorie e dell'Ambasciata d'Italia ad Addis Abeba. Tutti i profughi del Corno d'Africa sono stati sottoposti a tampone antigenico prima della partenza, test che è stato ripetuto all'arrivo a Fiumicino. Raggiunta la destinazione, osserveranno un periodo di isolamento fiduciario.
Ad accogliere all'aeroporto Leonardo da Vinci i 63 richiedenti asilo - in maggioranza nuclei familiari composti da donne sole con minori e singoli sotto i 25 armi - sono stati i volontari, ma anche alcuni familiari dei fuggiaschi, da tempo residenti nel nostro Paese, in qualche caso già cittadini italiani. Saranno ospitati a Roma e in diverse regioni italiane dall'Emilia Romagna alla Lombardia, dal Piemonte alle Marche e alla Campania - presso associazioni, parrocchie, ma anche appartamenti di privati e istituti religiosi, messi gratuitamente a disposizione, con il supporto di famiglie italiane che si occuperanno di accompagnare il percorso d'integrazione sociale e lavorativa sul territorio, garantendo servizi, corsi di lingua italiana, inserimento scolastico per i minori, cure mediche adeguate.
Tutto grazie a un progetto totalmente autofinanziato con l'8 per mille della Conferenza Episcopale Italiana, fondi raccolti dalla Comunità di 

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 e la generosità di associazioni, parrocchie e di cittadini che hanno offerto le loro case e il loro impegno gratuito e volontario.

 


[ Luca Liverani ]