Drexel e quell'umanità che per tetto ha il cielo

Con "Sotto le stelle di Parigi" il cineasta francese racconta di vite ai margini per restituire loro dignità e bellezza. Il film arriva nelle sale con il patrocinio della Comunità di Sant'Egidio, dell'Opera San Francesco e dei City Angels.

Marginalità e diseguaglianze sociali, solitudine e miseria, ma anche amore e solidarietà. Intorno a questi temi ruota il nuovo film del regista franco-tedesco Claus Drexel che in "Sotto le stelle di Parigi", distribuito nelle sale domani da Officine Ubu, si immerge nel ventre oscuro della Ville Lumière per raccontare la poesia e la tenerezza di chi vi abita.
Christine vive da molti anni per le strade di Parigi, isolata dalla famiglia e dagli amici, lontana da un'
esistenza che l'aveva vista in cima alla scala sociale. In una fredda notte d'inverno, un bambino di otto anni si presenta davanti al suo misero rifugio, sotto un ponte. Si chiama Suli, è di origine africana, non parla la sua lingua, ed è stato separato dalla madre, che sta aspettando di essere rimpatriata. Uniti dalla loro condizione marginale, nonostante l'iniziale diffidenza della clochard, i due intraprendono un viaggio alla ricerca della donna. Anime sole, impareranno a conoscersi e Christine riscoprirà il calore di un'umanità che credeva perduta.
Già autore nel 2013 di un documentario sui senzatetto, "Au bord du monde", Drexel continua dunque a esplorare la realtà di quelli che vivono ai margini per restituire loro dignità, umanità e bellezza.
La Christine interpretata da Catherine Frot, grande signora del cinema francese, è stata infatti scritta proprio guardando alla protagonista del documentario. Il regista ne restituisce la quotidiana routine fatta di rituali e gesti sempre uguali, che fanno da corredo una vita "ai limiti", che a un certo punto non può non incrociare quella di altri esseri umani spinti a bordi della società, i rifugiati, costretti a vivere in ripari di fortuna e spesso oggetto di ostilità da parte degli stessi senza fissa dimora.
Il film arriverà nelle sale con il patrocinio della Comunità di Sant'Egidio
, dell'Opera San Francesco e dell'associazione City Angels.
Roberto Zuccolini, portavoce della Comunità di Sant'Egidio
, ha dichiarato: «Abbiamo concesso con convinzione il nostro patrocinio a "Sotto le stelle di Parigi", un film che emoziona e porta gli spettatori a immedesimarsi nelle vicende di due marginali, Christine e Suli, aiutandoli a scoprire l'importanza di quei legami di cui tutti hanno bisogno per vivere».
Fra' Marcello Longhi, Presidente di Opera San Francesco dichiara: «Con piacere "accogliamo" l'uscita nelle sale di "Sotto le stelle di Parigi" perché ben racconta una realtà che noi conosciamo bene a Milano. Quella dei senza dimora è una vita difficile, spesso ai limiti, ma non per questo priva di umanità e generosità. Il nostro compito, oltre che di impegnarci a migliorare la loro quotidianità, è anche quello di far emergere la loro condizione. Per questo, la pellicola di Claus Drexel è importante: perché ci pone dinanzi a una fetta di realtà».
Mario Furlan, il fondatore di City Angels, volontari di strada che dal 1994 aiutano senzatetto e cittadini in difficoltà in ventuno città italiane e tre città svizzere, aggiunge: «Siamo orgogliosi di patrocinare questo bellissimo film che ha un forte contenuto sociale e divulga messaggi positivi, di accoglienza e di amore».
«Dopo "Au bord du monde", il mio documentario sui senzatetto, -dice il regista - pensavo a un soggetto di fantasia che testimoniasse questa realtà. Nutro un profondo attaccamento per queste persone che troppo spesso vengono rappresentate con un'immagine sciatta. Volevo coltivare la loro bellezza, la loro sensibilità e la loro poesia. Catherine Frot, che era stata molto toccata dal documentario, mi aveva contattato a quel tempo e poco dopo lei e io abbiamo discusso della possibilità di un progetto cinematografico che restituisse ai senzatetto questa immagine». Continua Drexel: «Vogliamo sempre conoscere le ragioni che spingono alcune persone a vivere per strada, tuttavia non sono sicuro che loro stessi siano in grado di capirlo. Queste persone mi ricordano dei colossi con i piedi d'argilla: sono indeboliti da una frattura che spesso risale all'infanzia. Per un po' riescono a rimanere saldi sulle proprie gambe e poi, all'improvviso, un evento che potrebbe sembrare banale sconvolge questo equilibrio instabile e li piega».


[ Alessandra De Luca ]