Le chiese da riempire di nuovo

Vincenzo Paglia chiese vuote, ristoranti pieni? Slogan facile, però occorre andare più in profondità per capire cosa è accaduto, cosa sta accadendo. La pandemia ci ha fatto capire che solo tutti insieme possiamo uscirne. Dunque ha indebolito quell'individualismo prima tanto dominante. La pandemia ci ha fatto riscoprire l'importanza del "Noi", l'importanza di avere istituzioni che tutelano e proteggono.

Cittadini che seguono le indicazioni per il bene di ciascuno e di tutti. Un grande cambiamento. Ma oggi che la normalità sembra li a portata di mano, uscire è un giusto bisogno, è il desiderio di tornare ad una vita "normale", ritrovando le attività e la socialità quotidiana. Ma non deve diventare solo uno "sfogarsi". Per nessuno, tantomeno per la comunità ecclesiale. Che è chiamata a diventare, appunto, "comunità", radunandosi attorno all'altare, a vivere quell'ultima cena di Gesù che li ha riuniti "in un solo corpo".
Credo che sia urgente. anzi indispensabile, ripartire per i cristiani dalle "comunità 
dell'altare", insomma, dalle "Messe della domenica". E' questo a mio avviso il cuore del problema, da sempre, ma ancor più in questo tempo segnato anche dalla pandemia.
Certo, abbiamo sperimentato incertezza e paura: la paura del contagio e quindi l'allontanamento anche dalle celebrazioni. A dire il vero anche i primi cristiani sperimentarono la paura dei raduni delle domeniche, al punto che si radunavano anche di nascosto, nel timore di venire scoperti. Ma erano decisi comunque a ritrovarsi insieme, per fare memoria della ultima cena. E ritrovare slancio. I martiri di Abilene furono condannati a morte perché davanti al giudice che voleva dissuaderli dal ritrovarsi assieme nella domenica, risposero: "Non possiamo vivere senza la Messa della domenica".
L'era della pandemia ci spinge a guardare indietro per poter ritrovare lo slancio per una nuova ripartenza, ed è in questo orizzonte che si può comprendere anche la decisione voluta da Papa Francesco per tutta la Chiesa di dare vita ad una grande mobilitazione sinodale. Sinodo, cioè camminare insieme. Da una parte, Sinodo vuol dire sicuramente discutere tra di noi dei problemi ecclesiali. Ma soprattutto Sinodo e sinodalità impegnano a trovare un rinnovato slancio. Noi stessi usciremo fuori dalle "sacche" della pandemia - come persone, come comunità cristiana, come società civile - se riusciremo a vederci parte di un unico "corpo" sociale (e umano: Fratelli Tutti, come scrive Papa Francesco).
Dal punto di vista ecclesiale è la domenica il punto focale, attorno all' ltare, della vita della settimana appena trascorsa e di quella che inizia. E' la vita della comunità, cioè il momento visibile in cui ci si incontra per ritrovarsi come comunità e per partecipare ad un rito in cui si ascolta la Parola di Dio, sí medita, si sta in ascolto, si rende visibile una fede comune.
Per fare cosa? Il Papa indica la finalità del Sinodo: essere in comunione tra noi, partecipare tutti, per uscire fuori: non per andare al ristorante (non soltanto!) ma per ripartire, come Chiesa, come società civile, per ritrovare lo slancio di essere autenticamente uomini e donne che vivono in questo tempo per dare conto di una speranza che supera le contingenze.
Sinodo non è una Chiesa che vuole "contare" o vivere di rendita. Sinodo non è una Chiesa che rivendica delle posizioni di autorità, potere, prestigio. Sinodo è invece l'unica risposta possibile che ci fa ritornare alle fonti della vita cristiana e ci spinge a trovare in quei primi credenti le stesse paure, le stesse angosce ed incertezze di oggi. In questo senso la pandemia è una straordinaria e nuova opportunità per un vero cambiamento interiore.
Se le nostre parrocchie si sono forse un po' svuotate per paura del contagio, per stanchezza, per l'incertezza dei tempi, allora è il segno di una crisi salutare. Che va superata tutti insieme, in Sinodo, cioè con un metodo di dialogo e di ascolto e intorno all'altare (segno visibile di cosa è la fede, ascolto della Parola di Dio e ricordo di un sacrificio che si rinnova ogni giorno), per uscire all'esterno, per riportare speranza, per far vedere che le discussioni non si esauriscono, non sono sterili dibattiti o dispute, bensì momenti per ripartire rinnovati.
Se mi è consentito uno slogan: diciamo un enorme sì al futuro, guardiamo al futuro senza paura e i fedeli torneranno con noi ed anzi ne avremo di nuovi!
*Arcivescovo, presidente della Pontificia accademia per la vita, consigliere spirituale della Comunità di Sant'Egidio




[ Vincenzo Paglia ]