Artigiani di fraternità in un mondo lacerato

L'intervista a Benedetta Ferone: «Pronti a portare i pasti ai clochard anche altrove»
Come ribadito nei giorni scorsi dagli assessori della giunta Manfredi su queste pagine, tenendo ovviamente ferma l'assistenza verso gli emarginati, la priorità per il cambio di pelle della Umberto I passa dalla soluzione del delicato nodo dei clochard e da una migrazione dei senzatetto verso altri luoghi della città. A parlarne oggi è Benedetta Ferone, responsabile del Servizio ai Senza Dimora della Comunità di Sant'Egidio, una delle associazioni più attive in Galleria.
«Vado una volta a settimana alla Umberto I - spiega Ferone - La comunità di Sant'Egidio fa servizio in strada da 30 anni, da 20 in Galleria. E' col nuovo millennio che la Umberto I è diventata un posto dei clochard. Il Covid e la crisi economica hanno aumentato tanto ll numero dei senza dimora. Nel pre-Covid. tra Napoli e Provincia, ce n'erano tra i 1500 e i 2000».
Cosa fate in Galleria?
«Portiamo pasti caldi e coperte. Ma imbastiamo anche un dialogo con queste persone, per cercare di risvegliare in loro la cura di sé. Le storie sono molto diverse: c'è chi è finito da poco in strada, c'è chi ha problemi psichici o dipendenze».
Perché si finisce in strada?
«La Caritas ha fornito dati sull'aumento di clochard italiani, ma in Galleria molti continuano a essere migranti finiti in un limbo per il fallimento del loro progetto dí migrazione. Tanti vorrebbero tornare nel loro paese, ma non 
ci riescono e non avrebbero un approdo nemmeno rientrando in patria. Da qui alla depressione il passo è breve. Incontriamo anche italiani e giovani coppie in Galleria. Pensi, a gennaio 2020 è nata una bambina, la cui gravidanza è stata portata avanti interamente alla Umberto I».
Quanti sono gli inquilini fissi della Galleria?
«Gli stanziali sono 15. Un paio con disagio psichico, su cui il Comune è intervenuto più volte. Un paio di italiani con reddito di cittadinanza, ma che non riescono a trovare casa. Oggi per accedere a un alloggio si richiedono spesso caparre o garanzie»,
L'assessore alle Politiche Sociali, Luca Trapanese, ha parlato dell'aumento dei posti letto a via Tanucci e a San Biagio dei Librai e della possibilità di indirizzare i migranti verso altri spazi.
«Penso che stiano arrivando segnali di concretezza dalla nuova Giunta».
È possibile la migrazione dei senza dimora dalla Umberto I?
«Sì, ma vanno trovate prima soluzioni alternative. Non è che se portiamo i pasti a piazza Garibaldi o in via Tanucci i clochard andranno tutti lì all'improvviso. Vanno fatti discorsi differenziati: per chi ha il Tso, va imbastita una procedura per i servizi sanitari e bisogna poi provvedere all'alloggio. Chi ha il reddito di cittadinanza va aiutato a trovare casa a prezzi calmierati, magari in immobili del Comune inutilizzati. Chi ha problemi di dipendenza va accompagnato e seguito. Su tutto, è importante dire che non è possibile portare una persona in comunità contro la sua volontà. Mi lasci dire però che negli ultimi due anni. a cavallo della pandemia, alcuni senza dimora sono già andati via dalla Galleria. Noi abbiamo accolto la coppia dell'Est che aveva avuto una bambina. Un'altra coppia è addirittura riuscita a trovare lavoro e prendere casa ai Quartieri Spagnoli. In questo caso, un'associazione ha coperto i costi della caparra per l'affitto. Due storie che testimoniano speranza. Sono situazioni complesse, ma non impossibili. Molti dei senza dimora della Umberto I sono stati vaccinati, e questa è la premessa per essere accolti nelle strutture. Alcuni sono in attesa del siero. Siamo in trattativa con i pochi che non vogliono la dose».
Quante associazioni lavorano in Galleria?
«Almeno una decina, e arrivano anche da fuori città. Ma chi lavora per esempio a Portici o Casoria, in questa fase di aumento della povertà si sta concentrando sulle proprie strade». 

[ g.d.b. ]