La pace nasce dall'anima della città

Il 1° gennaio celebrata in Cattedrale la LV Giornata mondiale. L'auspicio che la tradizione di accoglienza di Parma si fortifichi. Il vescovo: «Educare a partire dai piccoli». AI termine ricordati i paesi in guerra
Scaltriti, a nome della Consulta giustizia e pace: «Lavorare tutti i giorni per diminuire le spese militari, per aumentare quelle per l'istruzione, per difendere l'ambiente, per far arrivare lavoro in abbondanza»

Bruno Scaltriti, responsabile della Comunità di Sant'Egidio, a nome della Consulta per la giustizia e la pace e di tutta la Chiesa, ha rivolto un saluto all'inizio della Messa del 1° gennaio, un saluto che abbraccia tutte le situazioni di vulnerabilità, senza dimenticare i segni di speranza.
«Abbiamo chiuso un anno faticoso, combattendo una guerra speciale, contro il Covid, e il nostro pensiero va a tutti coloro che ci hanno lasciato e a tutti quelli che stanno soffrendo in questi giorni». Il pensiero ai profughi e alla «bella tradizione di accoglienza verso i profughi, portata avanti da associazioni cattoliche e laiche; questa giornata è dedicata anche a tutti questi fratelli e sorelle che fuggono da paesi in cui la loro vita è minacciata». Di qui l'augurio «che questa opera di accoglienza possa crescere e fortificarsi e che la nostra città cresca nella protezione dei più fragili come gli anziani, i giovani e i bambini».
Richiamando il messaggio del Papa, Scaltriti ha espresso l'auspicio di «lavorare quotidianamente nella nostra vita, perché il 2022 possa essere un anno di annunci di pace. Un anno in cui le spese militari possano diminuire, le spese per l'istruzione nel mondo possano crescere, l'ambiente del nostro pianeta possa essere difeso, il lavoro possa arrivare in abbondanza e la pace possa arrivare in tutto il mondo».
Augurio di pace che risuona anche nella liturgia. «Iniziamo questo nuovo anno come bambini che si lasciano prendere per mano da Maria - così il vescovo che ha presieduto la Messa - un gesto consolante e pieno di fiducia. Gesto che imploriamo per seguire la direzione che il Signore ci indica». Guardare alla Madre di Dio, ci fa pensare «alle donne, alle madri che hanno generato nello spirito e nella carne, come custodi e operatrici di pace». Quella pace che si coltiva, come richiama anche il Papa nel suo messaggio, nel dialogo intergenerazionale tra bambini e anziani, a rischio di scarto. Spesso, custoditi e curati proprio dalle donne, con quella premura che - secondo Solmi - deve diventare cultura.
«Una pace che non nasce dalla paura e da equilibri, ma da convinzioni profonde, dall'anima della città». Di qui la necessità che si educhi alla pace, a partire dai piccoli. «Che questo appello sia raccolto dai giovani, che sappiano mettersi in spalla la nostra Chiesa». Nello scambiare l'augurio di pace, anche la richiesta di un esame di coscienza, «per vedere dove non siamo persone di pace» e l'affidamento a Maria perché ci custodisca in un anno «che sia di pace e di serenità».


[ Maria Cecilia Scaffardi ]