Con Sant'Egidio l'arte non è disabile e a Tor Bella Monaca dona speranza e libertà

Con Sant'Egidio l'arte non è disabile e a Tor Bella Monaca dona speranza e libertà

Reportage. La Comunità tiene da anni laboratori d'arte per disabili in un centro all'estrema periferia di Roma. Un'esperienza eccellente, di forte umanità e culturalmente efficace. Cos'ha detto lo scrittore Daniele Mencarelli

Una rete da pollaio racchiude spezzoni di candele “usate per la cerimonia annuale in memoria della deportazione degli ebrei romani”, il 16 ottobre 1943. Un pezzetto di candela è blu e indica l’unica donna sopravvissuta al lager, Settimia Spizzichino; altri quindici pezzetti blu rimandano a quanti uomini su oltre mille uscirono vivi dalle mani dei nazisti. Firmano questo lavoro Giuseppe Vomero, Antonio Padula, Alvaro Antonelli e Sandra Bonavolontà. È un’opera in grado di incorniciare visivamente una delle pagine più vergognose dell’Italia e ha un’origine speciale: scaturisce dal laboratorio d’arte e museo che la Comunità di Sant’Egidio ha aperto nel 2009 a Tor Bella Monaca, estrema periferia romana, in via dell’Archeologia 74. Diciamoci tranquillamente la verità: chi ha familiarità con le situazioni dell’arte contemporanea si stupirebbe tanto a vedere quei pezzi di candele in gabbia in una galleria d’arte o in una mostra con tutti i crismi dell’ufficialità? (Continua a leggere)


[ Stefano Miliani ]