«Ogni settimana in sede un centinaio di persone. Serve un tavolo fra enti»

La Comunità di Sant'Egidio

Nel database che raccoglie i nominativi delle famiglie seguite dalla Comunità di Sant'Egidio, oggi a Trieste si contano duemila soggetti, talvolta persone che vivono sole, in altri casi con figli. «Settimanalmente — spiega Paolo Parisini, referente per la comunità — sono un centinaio le persone che arrivano nella nostra sede di via Romagna, chi per un sostegno alimentare, chi con le bollette da pagare, alcuni fruiscono del nostro ambulatorio solidale e di altri servizi che garantiamo prevalentemente grazie al contributo della Fondazione CrTrieste».
Dall'osservatorio della Comunità di Sant'Egidio si rileva «una povertà in aumento — indica Parisini —, con i costi energetici che hanno peggiorato la situazione e un'emergenza anche alimentare spesso sottovalutata». La difficoltà ad arrivare a fine mese spinge «nuove persone, spesso con imbarazzo, con le lacrime agli occhi, a bussare alla nostra porta». Fino al 2019 nel 40% dei casi si trattava di italiani, nel 60% di stranieri. «Poi il Covid ha costretto molti a rientrare nei loro Paesi, mentre di recente c'è una nuova ondata di richieste soprattutto da parte di donne bulgare e kosovare», spiega.
La risposta della città a queste difficoltà è efficace? «Trieste sulla solidarietà, se viene sollecitata, è sempre generosa — valuta Parisini — mentre, forse a fronte di un'aumentata richiesta di aiuto, a volte registriamo una certa difficoltà di intervento da parte delle istituzioni. In quei casi, come deve essere, a coprire certe zone d'ombra c'è il lavoro di realtà come la nostra». Per Parisini «la situazione attuale richiede una revisione degli interventi: istituzioni e associazioni dovrebbero mettersi attorno ad un tavolo per interrogarsi su come distribuire le risorse in maniera più equa, perché ci sono nuove emergenze e situazioni di povertà veramente serie».


[ L.T. ]