La città ricorda gli "invisibili": 114 morti per strada in vent'anni

L'iniziativa. Comunità di Sant'Egidio
Nella chiesa di San Giuseppe la messa celebrata dal vescovo Valentinetti alla presenza del sindaco. «Iniziamo la quaresima con un atto d'amore, ricordando chi è abbandonato da tutti, non pensato»

Emilio aveva 40 anni, viveva in strada, ed è in mezzo alla strada che nel febbraio 2009 è stato trovato morto; Pavel è morto di freddo nel dicembre 2010; Leslav è stato trovato senza vita in una casa abbandonata nel dicembre 2015, Kristian nell'ottobre del 2017 nei pressi del mercato di Porta Nuova, dove dormiva. Negli ultimi 20 anni, a Pescara, 114 senza fissa dimora sono morti per strada a causa della durezza delle condizioni di vita, esposti al freddo e malattie di ogni genere.
Uno ad uno, ieri mattina, prima domenica di Quaresima, sono stati ricordati in una messa celebrata nella chiesa di San Giuseppe. E' stato l'arcivescovo di Pescara-Penne monsignor Tommaso Valentinetti a presiedere la liturgia eucaristica promossa dalla Comunità di Sant'Egidio. L'iniziativa si ripete ogni inverno, da oltre 30 anni, da quando cioè un'anziana senzatetto, Modesta Valenti, che trascorreva le sue giornate alla stazione Termini di Roma, morì di agonia. Nonostante stesse molto male, nessuno volle soccorrerla perché sporca e con i pidocchi.
Nella sua omelia, trasmessa in diretta su Radio Speranza, monsignor Valentinetti ha invitato tutti a immergersi in questo tempo di Quaresima, appena iniziato, «in un penitenziale cammino verso la parola, verso la preghiera profonda e in un penitenziale cammino di opere di carità». «Questa mattina», ha detto, «ricordiamo i morti, molte volte senza nome o abbandonati da tutti. Abbandonati dalle loro famiglie, non considerati, non pensati. Ecco questa umanità dolente e senza speranza forse è il grande atto penitenziale d'amore che dobbiamo esercitare. Perciò, cominciamo bene la quaresima». L'arcivescovo ha poi paragonato queste persone ai tanti che stanno perdendo la vita in mezzo alle strade, nelle trincee, a causa della guerra. 
«Mi piace e credo sia mio dovere», ha sottolineato, «associare al ricordo di questi fratelli e sorelle le tanti croci e le tanti morti di fratelli e sorelle che stanno morendo in Ucraina: ucraini e russi, senza distinzioni. Forse abbandonati dentro le trincee, forse resistenti per volontà forse di una mente folle e di menti folli che stanno scatenando sempre più un disegno orrendo di guerra».
«La memoria dei nomi di chi ha perso la vita per strada»», ha spiegato Gilberto Grasso della Comunità di Comunità di Sant'Egidio, «è motivo
 di profonda consolazione, perché ci ricorda che il Signore non dimentica la vita di nessuno. Questo appuntamento vuole essere un'occasione di riflessione per tutti, società vicile e istituzioni, sulla necessità di non voltarsi dall'altra parte di fronte ai bisogni di tante persone che nella nostra città non hanno nulla. Rappresenta inoltre un invito a combattere ogni giorno l'indifferenza che, come ha detto più volte papa Francesco, è in grado di uccidere al pari della violenza».
Ad assistere alla celebrazione religiosa c'era anche il sindaco, Carlo Masci, «E' stata una cerimonia molto toccante - ha evidenziato - Anche a Pescara ci sono stati casi di senza tetto morti in strada, non però negli ultimi anni. Nel periodo invernale li ospitiamo in strutture e alberghi»
Molte di queste persone, legate alla Comunità di Sant'Egidio da un rapporto di amicizia e familiarità costruito negli anni, iei erano presenti in chiesa. E al termine della messa, nei locali della parrocchia, è stato distribuito loro il pranzo.


[ Alessandra Di Filippo ]