Il Papa sceglie il cardinale Zuppi come suo inviato per l`Ucraina

Il presidente della Cei guiderà la missione di pace: ogni guerra finisce in un negoziato

 «Tutte le guerre finiscono con un negoziato». Il cardinale Matteo Zuppi lo ripete dall`invasione russa dell`Ucraina, «bisogna tenere aperti tutti i canali, pur di interrompere il massacro, non esiste altra strada», spiegava al Corriere, e non poteva ancora sapere che papa Francesco, come «inviato» per la sua «missione di pace», avrebbe mandato proprio lui.
La voce girava da un paio di giorni, si faceva il suo nome per Kiev e dell`arcivescovo Claudio Gugerotti per Mosca, ma il prefetto del Dicastero per le Chiese orientali aveva nel frattempo smentito. La conferma dell`«incarico» al presidente della Cei è arrivata ieri pomeriggio dal portavoce vaticano, Matteo Bruni: sarà Zuppi a «condurre una missione, in accordo con la Segreteria di Stato, che contribuisca ad allentare le tensioni nel conflitto in Ucraina, nella speranza, mai dimessa dal Santo Padre, che questo possa avviare percorsi di pace».
Di certo l`arcivescovo di Bologna ha un`esperienza vasta di mediazioni, maturata con la Comunità di Sant`Egidio: gli accordi di pace in Mozambico del `92, il Guatemala a metà Anni Novanta, la collaborazione con Nelson Mandela per il cessate il fuoco in Burundi, nel 2003. La stessa Comunità di Sant`Egidio è impegnata negli aiuti umanitari in Ucraina (1.018,5 tonnellate di aiuti, 4 centri di distribuzione) e con gli incontri nello «spirito di Assisi» ha intessuto una fitta rete di rapporti anche col Patriarcato di Mosca.
Il momento è delicato, la Cei ha scritto che «il cardinale non rilascerà dichiarazioni fino a quando non sarà ritenuto opportuno, d`intesa con il Papa e la Santa Sede», la missione è più che mai riservata. A questo punto, Zuppi potrebbe cercare di andare sia a Kiev sia a Mosca, anche se «tempi e modalità della missione sono allo studio». E cercare di incontrare Putin e Zelensky per consegnare loro un messaggio di Francesco, come quando nel 2003 Wojtyla inviò due cardinali a Bagdad e Washington nel tentativo vano di fermare la seconda guerra del Golfo. Già all`indomani dell`udienza del Papa a Zelensky, una settimana fa, in Vaticano si spiegava che la missione sarebbe andata avanti, nonostante il «non abbiamo bisogno di mediatori» del presidente ucraino. Il cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato, lo ha ripetuto mercoledì a Reykjavik: «E il momento di agire e stabilire una pace definitiva e giusta in Ucraina e nelle altre zone "grigie" dell`Europa. Vi assicuro che la Santa Sede continuerà a fare la sua parte». La porta della pace è stretta, e Zuppi lo sa bene. Però non c`è altro da fare, «perché altrimenti l`unica soluzione è la guerra, il riarmo», spiegava al Corriere: «La guerra diventa un piano inclinato, si riproduce, rischia di coinvolgere potenze nucleari. Tutto per arrivare a una eventuale vittoria. Qual è il prezzo?».
Ci si può aspettare che Zuppi vada oltre le due parti: in un «conflitto che coinvolge tanti», aveva detto, è necessario «un grande sforzo, una visione ampia: creare un tavolo di negoziato che coinvolga tutti gli attori, diretti e indiretti». 

Chi è • Matteo Maria Zuppi, 67 anni, nato a Roma, laureato in Lettere all`Università Sapienza, dal 27 ottobre 2015 è arcivescovo metropolita di Bologna
• Nel 2019 è stato elevato cardinale da papa Francesco e il 24 maggio scorso
presidente della Conferenza episcopale italiana
Le capacità L`arcivescovo ha un`esperienza vasta di mediazioni, maturata con Sant`Egidio

[ Gian Guido Vecchi ]