S. Egidio: «Dobbiamo ipotizzare un nuovo modello di accoglienza»

Il problema dei minori migranti non accompagnati che giungono in Italia e quindi a Novara può e deve essere affrontato in modo diverso. A sostenerlo è Daniela Sironi della Comunità di Sant'Egidio. «I ragazzi che arrivano vengono impropriamente affidati alle Comunità per minori presenti sul territorio, ma in realtà queste strutture che hanno uno standard qualitativo d'accoglienza e di gestione molto alto non sono nate e tantomeno pensate per loro. Sono infatti strutturate per accogliere minori che arrivano da situazioni familiari particolari, difficili, magari dopo abusi e violenze in famiglie e guidi necessitano di un approccio e una tutela ben diverse. I minori migranti non accompagnati che arrivano hanno una storia diversa, spesso sono partiti con l'intenzione e la speranza di crearsi un futuro migliore, sono motivati, hanno voglia di studiare, di integrarsi e di realizzarsi. Desiderano far parte di una nuova comunità che deve essere in grado di accoglierli e di accompagnarli in questo processo di crescita, affiancandoli e sostenendoli».
Secondo Daniela Sironi si potrebbe pensare a un livello di accoglienza diverso «per esempio a delle Case famiglia con una presenza di educatori a loro dedicati diversa rispetto a quella attualmente presente nelle Comunità per minori. Sono situazioni nuove e come tali devono essere affrontate, pensado a un accompagnamento familiare nuovo, ad un progetto sperimentale, che si sforzi di coinvolgere la società civile, l'intera comunità. Tante sono le persone che si sono dette disponibili ad accoglierli nelle loro famiglie, mettendo a disposizione le proprie risorse al fine di costruire insieme un percorso nuovo che gratifichi e valorizzi anche il grande entusiasmo e la forte necessità di affetti che questi ragazzi portano con sè, dando loro delle opportunità. Così si potrebbe ovviare anche al problema del compimento del 18° anno che automaticamente e in maniera del tutto inadeguata li costringe a lasciare le Comunità dove sono stati fino a quel momento ospitati».
Allo stesso modo si dovrebbe agire alla base del problema «creando dei corridoi umanitari che permettano a questi minori di arrivare dai loro Paesi a noi senza dover affrontare quei drammatici viaggi che altro non fanno se non sovvenzionare la criminalità. Da Novara potrebbe partire un nuovo modo di pensare al loro e al nostro futuro».


[ Clarissa Brusati ]