«Diseredati e famiglie. Ecco la rotta egiziana»

L'intervista a Marco Impagliazzo. Il presidente della Comunità di Sant'Egidio: «Il regime svuota le carceri. Flussi comunque in calo»

«Stiamo seguendo con grande tristezza le stragi che si susseguono nel Mediterraneo», commenta Marco Impagliazzo, storico e presidente della Comunità di Sant'Egidio. «Stanno cambiando le rotte e i luoghi di partenza. Dalla Libia le partenze si spostano all'Egitto, dove c'è una situazione sociale e politica molto particolare».
A cosa si deve questo spostamento di rotte?
«Non è ancora chiaro. Ma è certo che l'Egitto, un Paese che riceve cospicui aiuti dagli Emirati e dagli Stati Uniti, sta vivendo una crisi economica senza precedenti, con rischi molto forti per la democrazia e sul piano dei diritti umani, come si è visto nel caso del nostro ragazzo Giulio Regeni. Le carceri egiziane sono piene di eritrei, somali e nigeriani che periodicamente si svuotano. E questa massa di diseredati cerca di raggiungere le coste europee. Naturalmente ci sono anche molti egiziani a imbarcarsi sui barconi. Ma c'è un fatto nuovo: non ci sono solo giovani ma intere famiglie. E questo la dice lunga sulla situazione dell'Egitto».
Papa Francesco dice che gli immigrati non sono un pericolo ma sono in pericolo, rischiano la vita su barconi sgangherati che stanno trasformando il Mediterraneo in un cimitero a cielo aperto.
«Non finiremo mai di ringraziare Papa Francesco per la continua sollecitazione su questi temi, ai fedeli, ai rappresentanti dell'Unione europea, a tutti i cittadini dell'Europa, a tutti gli uomini di buona volontà. Tutti noi dobbiamo fare qualcosa. La Comunità di Sant'Egidio ha risposto con i corridoi umanitari».
Negli ultimi giorni ci sono stati 700 morti, tra cui 40 bambini. C'è una soluzione per mettere fine a questa strage continua in mare?
«L'Europa è una fortezza, ed è per questo che i migranti fanno fatica ad arrivare. Ma non è un'invasione. Lo dicono i numeri. I flussi sono diminuiti del dieci per cento rispetto allo scorso anno. Quanto alle soluzioni, la Comunità di Sant'Egidio ha creato i corridoi umanitari proprio per evitare i viaggi della morte. I profughi e i rifugiati vengono imbarcati su aerei che arrivano in Italia senza pericoli di vita. Oltretutto in questo modo chi sbarca sul suolo italiano viene identificato, controllato, schedato, senza i problemi che riguardano i clandestini. Non è solo una questione di protezione, è il modo più sicuro per controllare chi arriva nel nostro territorio».
La soluzione sono i corridoi umanitari?
«Sì, anche se oggi è molto complicato ottenere un visto. Uno dei problemi legati al problema dei viaggi con i barconi della morte è che in Italia ci sono meccanismi complicatissimi per regolarizzare questa gente, che spera solo in un futuro migliore. Il ricongiungimento familiare, ad esempio, è ammesso solo per la moglie e i figli minori, nemmeno quelli maggiorenni. Se un imprenditore, una parrocchia o un Centro di accoglienza vuole accogliere un immigrato non lo può fare. Ecco perché gli immigrati arrivano clandestinamente. In mancanza di meccanismi legali l'unica strada è quella dei sistemi illegali».
I corridoi sono riservati ai profughi e ai rifugiati. Per i migranti economici, ovvero chi cerca di sbarcare in Italia in cerca di lavoro e di fortuna, quale soluzione potrebbe esserci?
«I corridoi sono riservati ai profughi, ai rifugiati e alle madri sole con bambini, alle situazioni di vulnerabilità. Ma anche la distinzione tra rifugiati, profughi e migranti economici si va sempre più assottigliando. Che differenza c'è tra un profugo e un migrante economico che cerca fortuna in Europa perché nel suo villaggio è impossibile lavorare o le fabbriche della sua città sono state bombardate e si muore di fame? La differenza è solo sulla carta».
Resta il problema della presenza sul suolo italiano di centinaia di migliaia di immigrati clandestini.
«Si tratta di clandestini perché tante volte è impossibile regolarizzare i rapporti di lavoro dei nostri immigrati. In Italia ci sono almeno 400 mila lavoratori in nero. Che ne facciamo? Li respingiamo? Lavorano regolarmente anche se per l'Inps e il fisco sono invisibili. Sarebbe meglio che venissero alla luce».
Non possiamo accogliere tutti.
«L'Italia ha bisogno di forza lavoro e di manodopera. Il problema è quello di controllare questi flussi attraverso le soluzioni che ho già illustrato ma anche attraverso progetti di cooperazione nei Paesi di partenza dei flussi migratori. Per il resto, ho già detto che i flussi, nonostante continuino le tragedie, stanno diminuendo. E questo, per un Paese anziano come il nostro, è un problema».


[ Francesco Anfossi ]