Lettura della Parola di Dio
Alleluia, alleluia, alleluia !
Questo è il Vangelo dei poveri,
la liberazione dei prigionieri,
la vista dei ciechi,
la libertà degli oppressi.
Alleluia, alleluia, alleluia !
Dalla lettera agli Ebrei 10,19-31
Avendo dunque, fratelli, piena libertà di entrare nel santuario per mezzo del sangue di Gesù, per questa via nuova e vivente che egli ha inaugurato per noi attraverso il velo, cioè la sua carne; avendo noi un sacerdote grande sopra la casa di Dio, accostiamoci con cuore sincero nella pienezza della fede, con i cuori purificati da ogni cattiva coscienza e il corpo lavato con acqua pura. Manteniamo senza vacillare la professione della nostra speranza, perché è fedele colui che ha promesso.
Cerchiamo anche di stimolarci a vicenda nella carità e nelle opere buone, senza disertare le nostre riunioni, come alcuni hanno l'abitudine di fare, ma invece esortandoci a vicenda; tanto più che potete vedere come il giorno si avvicina.
Infatti, se pecchiamo volontariamente dopo aver ricevuto la conoscenza della verità, non rimane più alcun sacrificio per i peccati, ma soltanto una terribile attesa del giudizio e la vampa di un fuoco che dovrà divorare i ribelli. Quando qualcuno ha violato la legge di Mosè, viene messo a morte senza pietà sulla parola di due o tre testimoni. Di quanto maggior castigo allora pensate che sarà ritenuto degno chi avrà calpestato il Figlio di Dio e ritenuto profano quel sangue dell'alleanza dal quale è stato un giorno santificato e avrà disprezzato lo Spirito della grazia? Conosciamo infatti colui che ha detto: A me la vendetta! Io darò la retribuzione! E ancora: Il Signore giudicherà il suo popolo. E' terribile cadere nelle mani del Dio vivente!
Alleluia, alleluia, alleluia !
Il Figlio dell'uomo
è venuto a servire,
chi vuole essere grande
si faccia servo di tutti.
Alleluia, alleluia, alleluia !
Conclusa la trattazione dottrinale su Gesù sommo sacerdote, l?autore richiama ai credenti le conseguenze che debbono trarne. L?unione con la “carne” di Cristo, con il suo corpo, ci ammette nel santuario ove egli è entrato. In queste parole è facile intuire che l?autore sta parlando dell?Eucarestia intesa come la strada più diretta per entrare nel santuario, ossia per incontrare direttamente e personalmente il Signore. La comunione con il corpo di Cristo è infatti comunione diretta con Dio e quindi con tutti i fratelli. L?autore usa il termine “parresìa” che indica, secondo il contesto dell?antica Grecia, la “libertà di dire tutto”, ossia il diritto di essere cittadini a pieno titolo della città. Ricevere il diritto di “parresìa” significa avere la libertà di rivolgerci a Dio senza intermediari e quindi poter parlare con lui con la totale confidenza dei figli. È la “strada” che Gesù ha inaugurato per noi e che la Lettera esorta a percorrere senza timore: “Accostiamoci con cuore sincero nella pienezza della fede, con i cuori purificati da ogni cattiva coscienza e il corpo lavato con acqua pura”. Vivere nella comunità, partecipando alla santa Liturgia, alla comunione fraterna, all?amore per i più poveri, all?impegno perché la vita di tutti sia più serena, tutto questo significa percorrere la via che Gesù ci ha aperto. Per questo la Lettera esorta i credenti a spronarsi reciprocamente “all?amore” e ad essere generosi nelle “buone opere”. E chi diserta le riunioni comuni è avvertito che così facendo si allontana dal santuario, cioè da Dio stesso. Il pericolo dell?apostasia, ossia dell?abbandono della fede, prima ancora che una questione teorica, è un problema di cuore o meglio di affidamento della propria vita al Signore. E bisogna capire che l?abbandono non avviene in maniera improvvisa. Esso inizia tralasciando gli appuntamenti, restando nel silenzio, sino a scivolare piano piano nella rottura della comunione. In questo modo ? avverte la Lettera ? “calpestiamo il Figlio di Dio” e “oltraggiamo lo Spirito della grazia”. E purtroppo la prevaricazione può divenire irrimediabile. Ed è una tragedia per chi si lascia travolgere.