PAROLA DI DIO OGNI GIORNO

Memoria della Chiesa
Parola di Dio ogni giorno

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Ricordo di santa Teresa di Lisieux (+1897), monaca carmelitana animata da un profondo senso della missione della Chiesa.
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Libretto DEL GIORNO
Memoria della Chiesa
giovedì 1 ottobre

Ricordo di santa Teresa di Lisieux (+1897), monaca carmelitana animata da un profondo senso della missione della Chiesa.


Lettura della Parola di Dio

Alleluia, alleluia, alleluia !

Io sono il buon pastore,
le mie pecore ascoltano la mia voce
e diventeranno
un solo gregge e un solo ovile.

Alleluia, alleluia, alleluia !

Dal libro di Giobbe 19,21-27b

Pietà, pietà di me, almeno voi, amici miei,
perché la mano di Dio mi ha percosso!
Perché vi accanite contro di me, come Dio,
e non siete mai sazi della mia carne?
Oh, se le mie parole si scrivessero,
se si fissassero in un libro,
fossero impresse con stilo di ferro e con piombo,
per sempre s'incidessero sulla roccia!
Io so che il mio redentore è vivo
e che, ultimo, si ergerà sulla polvere!
Dopo che questa mia pelle sarà strappata via,
senza la mia carne, vedrò Dio.
Io lo vedrò, io stesso,
i miei occhi lo contempleranno e non un altro.
Languisco dentro di me.

 

Alleluia, alleluia, alleluia !

Vi do un comandamento nuovo:
che vi amiate l'un l'altro.

Alleluia, alleluia, alleluia !

Giobbe, a differenza dei suoi amici che non riescono a entrare nel suo cuore, comprende invece molto bene il senso delle loro parole nei suoi confronti: "Davvero voi pensate di prevalere su di me, rinfacciandomi la mia vergogna?". Essi non sanno o forse non vogliono entrare davvero nella situazione del loro amico per comprenderne le ragioni profonde e farsene quindi responsabilmente carico. Restano all'esterno per fare unicamente i ripetitori di una dottrina. Giobbe non sopporta questa continua lezione degli amici. Non è interessato ai loro discorsi. L'unico con cui vorrebbe discutere è il Signore, che continua senza sosta a chiamare in causa, ma da cui però non riceve ancora nessuna risposta. Giobbe giunge sino a descrivere il Signore come un avversario, come colui che non ascolta il grido dell'oppresso, che gli sbarra persino la strada, che lo spoglia della sua reputazione, che gli toglie la speranza, che accende contro di lui l'ira, che gli toglie l'amicizia. Ma c'è anche di più nella vita di Giobbe. Persino i fratelli, gli amici, i conoscenti si sono allontanati da lui, sono scomparsi, inorriditi dalla sua situazione. Il grido disperato che sale dalla bocca di Giobbe ci aiuta a comprendere la situazione dei tanti poveri, abbandonati da tutti, disprezzati, minacciati, inesistenti per la maggioranza. Giobbe comunque non cessa di supplicare il Signore: "Pietà, pietà di me, almeno voi, amici miei, perché la mano di Dio mi ha percosso". Tuttavia Giobbe è convinto che Dio non lo ha abbandonato del tutto. Egli infatti non è come gli uomini. Per questo sale dalle sue labbra una preghiera piena di dolore e di fede: "Io so che il mio redentore è vivo e che, ultimo, si ergerà sulla polvere! (...) Io lo vedrò, io stesso, i miei occhi lo contempleranno e non un altro".