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Omelia

"Chi sono io secondo la gente?". ? la domanda che Ges? rivolge ai suoi discepoli a Cesarea di Filippo (Lc 9,18-24). L?evangelista non riporta il luogo ma precisa la situazione in cui Ges? si rivolge con queste parole ai discepoli, ossia "mentre egli si trovava in un luogo appartato a pregare e i discepoli erano con lui" (v. 18). Non si tratta di una sorta di sondaggio elettorale da parte di Ges?; anche se gli evangeli, in varie circostanze, fanno emergere la diversit? delle opinioni e degli atteggiamenti della gente verso questo singolare profeta di Nazareth. Luca pone in bocca ai discepoli alcune delle opinioni pi? comuni: "Per alcuni Giovanni il Battista, per altri Elia, per altri uno degli antichi profeti che ? risorto" (v. 19). A ognuna di queste attribuzioni corrispondeva un grado pi? o meno elevato di popolarit? o comunque di adesione.
Tuttavia, a Ges? non sembra interessare pi? di tanto il parere della gente; quel che davvero gli sta a cuore ? cosa pensino di lui i discepoli. E il motivo si comprende dal seguito del racconto evangelico. Ges? sta per intraprendere un cammino davvero difficile verso Gerusalemme. Egli ha ormai chiaro lo scontro che avverr? tra la sua predicazione e le autorit? religiose (gli anziani e i principi dei sacerdoti) e spirituali (gli scribi) che dominano Israele. E certamente gli tornano in mente i numerosi brani dell?Antico Testamento ove si parla del servo sofferente o del giusto "trafitto" , come abbiamo ascoltato dalla lettura del profeta Zaccaria. Ma se per lui ? chiaro quel che gli accadr?, non lo ? affatto per i discepoli. Per questo, Ges?, senza commentare le opinioni della gente, chiede immediatamente ai discepoli: "Ma voi chi dite che io sia?" (v. 20). ? la domanda centrale del brano evangelico. Essa chiede certamente chiarezza di idee, ma soprattutto adesione del cuore. E Pietro, a nome di tutti, risponde: "Il Cristo di Dio". ? una risposta che se non ? del tutto chiara nella mente di Pietro, certamente ? piena e limpida sul piano della sua adesione affettiva ed esistenziale. ? ormai chiaro che Ges? per i discepoli non ? solo un maestro di dottrine, ? l?amico, ? il confidente, ? la loro vita, ? il loro salvatore.
La conversazione che si instaura tra Ges? e i discepoli, perci?, non assomiglia a quelle che si possono fare all?interno di una qualsiasi organizzazione, ? piuttosto un dialogo familiare, confidente. Ges? apre il suo cuore e confida ai suoi pi? intimi quello che gli accadr? a Gerusalemme. Del resto ? venuto sulla terra per compiere non la sua ma la volont? del Padre, qualunque cosa essa comporti. L?annuncio "confidenziale" della sua passione, morte e resurrezione, certamente sciocca il piccolo e sparuto gruppo di discepoli. Ma Ges? sa bene che questa ? l?essenza del suo Vangelo e per nessuna ragione al mondo pu? rinunciarvi. Anzi, chiunque vuole seguirlo deve accoglierla. Continua, perci?, a parlare proponendo alcune indicazioni sulla sequela. La prima e fondamentale condizione, comunque, ? un?adesione piena e totale a lui. Ges? vuole che i discepoli siano tali non solo esteriormente ma con il cuore; non a met?, ma interamente. E proprio all?inizio del suo viaggio verso Gerusalemme - siamo ancora in Galilea - dice a coloro che lo ascoltano: "Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua". Pi? avanti, ancora pi?? decisamente, dir?: "Se uno viene a me e non mi ama pi? di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non pu? essere mio discepolo" (Lc 14,26).
Il legame richiesto ? forte, pi? forte del vincolo naturale che ognuno di noi ha con i propri genitori, i figli, il marito o la moglie; e pi? forte del legame che ognuno ha con se stesso, i propri affari e i propri interessi. L?espressione ? molto energica e certo va compresa con attenzione; ma resta comunque alquanto esigente. E non pu? essere altrimenti. Non va, perci?, sminuita nella sua forza. Ges? chiede perentoriamente di essere amato sopra ogni cosa; esige di venir prima di ogni affetto e di ogni affare. O, se si vuole, pretende di essere il primo affetto e il primo affare. Tutto ci? comporta tagli e divisioni da operare su ciascuno di noi, iniziando appunto dal cuore. Qui ? il luogo ove si sceglie a chi affidare la propria vita: se a se stessi, alla propria carriera, a tanti altri idoli, oppure al Signore. ? ovvio che ogni taglio, ogni divisione, richiede sforzo e sacrificio; talvolta, una vera e propria lotta. Essa va combattuta da ogni discepolo. Le parole del Signore non riguardano una particolare categoria di persone (preti, religiosi, suore) ma tutti i cristiani, tutti coloro che scelgono di seguire Ges?. La sequela, come dicevo, ? un fatto anzitutto affettivo: Ges? lo si segue con il cuore, ossia volendogli bene, pensandolo, parlando con lui, avendolo davanti agli occhi, cercando di mettere in pratica quello che dice.
In tal senso la sequela ? il cuore del messaggio morale del Vangelo. L?esperienza di Ges? e il suo stile di vita costituiscono l?inderogabile norma di vita di ogni cristiano. Seguire Ges? significa essere disponibili a percorrere il suo cammino, a prendere su di s? il rifiuto del mondo, l?incomprensione e anche la diffamazione. Ma il termine sar? la resurrezione, la pienezza della vita. Ges? lega il discepolo al suo destino personale. Sembra direi: "Il cammino che sto per intraprendere ? anche il vostro cammino". E chiude con una frase davvero strana per noi, ma ? la sintesi della sua vita: "Chi vorr? salvare la propria vita, la perder?, ma chi perder? la propria vita per me, la salver?" (v. 24). Chi "perde" la vita, ossia chi la spende al seguito di Ges?, l?ha davvero salvata. Non l?ha persa dietro cose vane e illusorie.