PAROLA DI DIO OGNI GIORNO

Liturgia della domenica
Parola di Dio ogni giorno

Liturgia della domenica

XIV del tempo ordinario.
Memoria di Floribert Bwana Chui, giovane congolese, ucciso da ignoti a Goma perch? si ? opposto a un tentativo di corruzione.
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Libretto DEL GIORNO
Liturgia della domenica
domenica 8 luglio

Omelia

Il Vangelo di questa domenica ci riporta con Ges? a Nazareth. La sua fama si era diffusa ben oltre la ragione nativa e aveva raggiunto Gerusalemme. In molti erano accorsi ad ascoltarlo. Tutti i presenti, nonostante lo conoscessero bene, restarono stupiti delle sue parole. E si ponevano anche la domanda giusta, quella che dovrebbe aprire alla fede: ?Da dove gli vengono queste cose??. Se avessero ricordato le antiche parole rivolte a Mos?: ?Il Signore tuo Dio susciter? per te, in mezzo a te, fra i tuoi fratelli, un profeta pari a me; a lui darete ascolto? (Dt 18,15), avrebbero accolto non solo le parole ma lo stesso Ges? come inviato di Dio. Purtroppo, gli abitanti di Nazareth si arrestarono davanti al carattere ordinario della sua presenza: non era cos? che essi immaginavano un inviato di Dio; pensavano che un profeta dovesse avere i tratti della straordinariet? e del prodigioso, o comunque quelli della forza e della potenza umana.
Ges?, invece, si presenta va come un uomo normale. Del resto sapevano anche loro che era di condizioni modeste: ?Non ? costui il falegname??, si dicevano l?un l?altro. Essere carpentiere non dava una particolare reputazione. Nel libro del Siracide si legge: ?essi non sono ricercati per il consiglio del popolo, nell?assemblea non hanno un posto speciale, non siedono sul seggio del giudice, non conoscono le disposizioni della legge. Non fanno brillare n? l?istruzione n? il diritto, non compaiono tra gli autori di proverbi; ma essi consolidano la costruzione del mondo, e il mestiere che fanno ? la loro preghiera? (38,32-34). La famiglia di Ges? era una famiglia normale, n? ricca n? indigente. Non sembrava godere di particolare stima da parte dei cittadini di Nazareth: ?Non ? il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Joses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle non stanno qui da noi?? continuavano a chiedersi gli ascoltatori nella sinagoga. Insomma, per i nazareni Ges? non aveva assolutamente nulla che potesse distinguerlo da loro. Gli riconoscevano certamente una notevole sapienza e una rilevante capacit? taumaturgica, ma la vera questione era che essi non accettavano che egli parlasse con autorit? sulla loro vita e sui loro comportamenti. Ecco perch? la meraviglia si trasform? subito in scandalo. ?Ed era per loro motivo di scandalo?, aggiunge l?evangelista. E quel che sembrava un trionfo divenne un totale fallimento.
Ma qual ? lo scandalo? Gli abitanti di Nazareth, potremmo dire, erano orgogliosi di avere un concittadino famoso; era un vanto che Ges? passasse per un oratore travolgente, che facesse prodigi e che portasse lustro alla loro cittadina. Una cosa sola non riuscivano a sopportare: che un uomo come lui, che tutti conoscevano benissimo, potesse per? avere autorit? su di loro, ossia pretendere in nome di Dio un cambiamento della loro vita, del loro cuore, dei loro sentimenti. Tutto ci? non potevano accettarlo da uno di loro. Eppure ? questo lo scandalo dell?incarnazione: Dio agisce attraverso l?uomo, con tutta la pochezza e la debolezza della carne; Dio non si serve di gente fuori dal comune, ma di persone qualsiasi; non si presenta con prodigi o parole stravaganti, bens? con la semplice parola evangelica e con i gesti concreti della carit?. Il Vangelo predicato e la carit? vissuta sono i segni ordinari della straordinaria presenza di Dio nella storia. L?apostolo Paolo scrive ai Corinzi: ?i Giudei chiedono segni e i Greci cercano sapienza, noi invece annunciamo Cristo crocifisso: scandalo per i Giudei e stoltezza per i pagani. Infatti ci? che ? stoltezza di Dio ? pi? sapiente degli uomini, e ci? che ? debolezza di Dio ? pi? forte degli uomini? quello che ? ignobile e disprezzato per il mondo, quello che ? nulla, Dio lo ha scelto per ridurre al nulla le cose che sono? (1 Cor 1,22-25.27-28).
Sappiamo bene quanto poco sia accolta dalla mentalit? comune (di cui tutti siamo figli) questa logica evangelica. Ges? a Nazareth ne fa esperienza diretta. E con amarezza nota: ?Un profeta non ? disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua?. Se il libro dei Vangeli potesse parlare, senza dubbio lamenterebbe la solitudine in cui spesso ? relegato; e avrebbe da accusare ?noi di casa? per le tante volte che lo spingiamo ai margini della vita, lasciandolo muto, perch? non parli e non agisca. Gli uomini di Dio, i profeti, la sanno bene. ?10Me infelice, madre mia! Mi hai partorito uomo di litigio e di contesa per tutto il paese!?, grida Geremia (15,10). Ed Ezechiele - lo leggiamo nella prima lettura - si sent? preannunciare lo stesso dramma: ?ti mando ai figli d'Israele, a una razza di ribelli, che si sono rivoltati contro di me?. Anch?essi, come Ges?, debbono spesso constatare il fallimento della loro parola. Tuttavia il Signore aggiunge: ?Ascoltino o non ascoltino - perch? sono una genia di ribelli - sapranno almeno che un profeta si trova in mezzo a loro?. Dio ? fedele, sempre. La Parola non tace, e il Vangelo sar? sempre predicato. Chi lo accoglie e lo mette in pratica salva la sua vita.
Chi si comporta come gli abitanti di Nazareth, ossia chi non accetta l?autorit? di Ges? sulla sua vita, impedisce al Signore di operare. Sta scritto che a Nazareth Ges? non pot? operare miracoli; non ? che non volle, ?non pot?. I suoi concittadini volevano che operasse qualche miracolo, ma non avevano capito che non si trattava di fare prodigi o magie al servizio della propria fama. Il miracolo ? la risposta di Dio a colui che tende la mano e chiede aiuto. Nessuno di loro la tese. Tutti semmai avanzavano pretese. Non ? questa la via per incontrare il Signore. Dio non ascolta l?orgoglioso. Volge invece il suo sguardo sull?umile e sul povero, sul malato e sul bisognoso. A Nazareth, infatti, Ges? pot? guarire solo alcuni malati: appunto, quelli che invocavano aiuto mentre passava. Beati noi se, staccandoci dalla mentalit? dei nazareni della sinagoga, ci mettiamo accanto a quei malati che stavano fuori e che chiedevano aiuto al giovane profeta che passava.