Festa del Sacro Cuore di Gesù. La Chiesa d'Occidente e la Chiesa d'Oriente ricordano la nascita di Giovanni Battista, il "più grande tra i nati di donna", che preparò la strada al Signore. Leggi di più
Festa del Sacro Cuore di Gesù. La Chiesa d'Occidente e la Chiesa d'Oriente ricordano la nascita di Giovanni Battista, il "più grande tra i nati di donna", che preparò la strada al Signore.
Lettura della Parola di Dio
Alleluia, alleluia, alleluia !
Questo è il Vangelo dei poveri,
la liberazione dei prigionieri,
la vista dei ciechi,
la libertà degli oppressi.
Alleluia, alleluia, alleluia !
Dal vangelo di Luca 15,3-7
Ed egli disse loro questa parabola:
"Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova? Quando l'ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, va a casa, chiama gli amici e i vicini, e dice loro: "Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta". Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione.
Alleluia, alleluia, alleluia !
Il Figlio dell'uomo
è venuto a servire,
chi vuole essere grande
si faccia servo di tutti.
Alleluia, alleluia, alleluia !
Oggi la Chiesa celebra la festa del Sacro Cuore di Gesù e la liturgia ci aiuta a contemplare il mistero dell'amore di Dio attraverso la simbologia del cuore di suo Figlio che si rivela a noi come il buon pastore del suo gregge. L'immagine del pastore è cara ai profeti. Già Ezechiele ne aveva parlato: "Ecco, io stesso cercherò le mie pecore e le passerò in rassegna... le ricondurrò nella loro terra e le farò pascolare sui monti di Israele" (Ez 34,11.13). Il Vangelo di Luca, come a dare una risposta alle parole del profeta, ci riporta le parole di Gesù che si identifica nel buon pastore che ama a tal punto le sue pecore da dare la sua stessa vita per loro. Come è detto nel Vangelo di Giovanni, egli le ama e le conosce una per una (Gv 10,3). Non sono per lui una massa indistinta: di ciascuna conosce la voce, il nome, la storia, i bisogni, e su ognuna ha posto tutto il suo affetto e tutta la sua speranza. Non è un funzionario, non è un mercenario, è piuttosto padre, fratello, amico, servo delle sue pecore. In una società diventata virtuale, anonima e individualista, come la nostra, è facile essere dimenticati e scomparire. Il "cuore" di Gesù non dimentica nessuno. Il pastore buono, ricorda Gesù, lascia le novantanove pecore nell'ovile ed esce per andare a cercare quella perduta. Lo aveva predetto anche Ezechiele: "Andrò in cerca della pecora perduta e ricondurrò all'ovile quella smarrita" (Ez 34,16). Gesù - pastore buono di tutti - non abbandona nessuna delle sue pecore al proprio destino; sempre le raccoglie, le custodisce. E forse, non una ma molte volte, ha lasciato le altre novantanove pecore per venirci a ritrovare, mettersi ciascuno di noi sulle sue spalle e ricondurci nella sua casa. E dirci nuovamente il suo comandamento: "Che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi" (Gv 15,12).