La strage italiana di Debre Libanos del 1937: è tempo di gesti di riconciliazione in Etiopia

La presentazione del libro di Paolo Borruso

Fu il “più grave crimine di guerra d’Italia”, afferma il nuovo volume di Paolo Borruso “Debre Libanos 1937” (Ed. Laterza), sulla strage di cristiani, innanzitutto monaci e religiosi, commessa dai soldati italiani in Etiopia. Presentato nella Sala Benedetto XIII a Roma, il libro “ha lo scopo di misurarsi con la storia della disumanità italiana durante la guerra — afferma Andrea Riccardi —, e con una campagna di propaganda nazionalista e fascista dell’odio che disumanizza l’altro”.

Il cardinale Gualtiero Bassetti ha chiesto scusa come vescovo ai “fratelli cristiani d’Etiopia” per la mancanza di rispetto che si ebbe nei confronti dei loro padri e ha ricordato perciò l’importanza di fare memoria dei martiri, attraverso opere di divulgazione come il volume di Borruso e il docufilm di Tv2000 che tre anni fa ha sollevato il dibattito pubblico.

In occasione della presentazione del libro, il Ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, ha annunciato che si recherà in Etiopia per rendere omaggio ai caduti della strage di Debre Libanos, affermando la necessità di compiere “gesti di riconciliazione veri” con la storia e di avviare un percorso di amicizia.

Le ricerche storiche serie e rigorose hanno infranto il mito di “italiani brava gente” — ha spiegato la storica Federica Guazzini. Il libro ha il merito di identificare l’origine di questo mito e la presentazione avviene a pochi giorni dal 19 febbraio, in cui il popolo etiope fa memoria della brutale rappresaglia di Addis Abeba.

A conclusione della presentazione organizzata dalla Comunità di Sant’Egidio, l’autore Paolo Borruso ha ribadito come sia mancato un dibattito sul colonialismo italiano nel dopoguerra, e ha auspicato che la connessione tra storia, cultura e memoria aiuti a rifondare una sensibilità dell’umano di fronte a potenziali derive disumanizzanti, come avviene con la propaganda dell’odio.