«Donna, ecco il tuo figlio». Le parole di Gesù sulla croce per non separarci dagli anziani. Commento a Gv 19, 25-27

di Marco Impagliazzo

Preghiera con Maria Madre del Signore
Basilica di Santa Maria in Trastevere
15 settembre 2020

Commento a Gv 19, 25-27

Sorelle e fratelli,

La memoria di Maria Addolorata che viene ricordata oggi nella liturgia della Chiesa ci fa leggere questo brano del Vangelo della Passione di Gesù (Gv 19, 25-27). Proprio oggi è un giorno di Passione per la Chiesa in Italia a causa della morte violenta di un prete a servizio dei più poveri, a Como, don Roberto Malgesini, conosciuto delle nostre Comunità a Roma e a Milano, un prete accanto ai poveri spesso in situazioni difficili. La sua morte ci ricorda che viviamo ancora in un epoca di nuovi martiri come ci ha insegnato Giovanni Paolo II e ascriviamo il suo nome a tutti quei martiri della carità come anche Don Puglisi che ricordiamo oggi.
 
La parola del vangelo di Giovanni che abbiamo ascoltato questa sera ha avuto varie interpretazioni. La più autorevole ha determinato la maternità di Maria sulla Chiesa e sulla comunità dei credenti. «Donna, ecco il tuo figlio». Sarebbe a dire la maternità indivisibile di Maria verso la Chiesa. Come una parola dell'Angelo aveva annunciato a Maria la sua maternità di Gesù, allo stesso modo con una parola, questa volta di Gesù, Maria sarebbe stata chiamata Madre della Chiesa. Questo versetto del Vangelo ha anche un altro significato: dal giorno della croce, la Chiesa ha una madre e qui si nasconde un grande mistero: quello di Maria Madre della Chiesa. Questo dialogo tra Maria e il discepolo avviene sotto la croce di Gesù. Noi vogliamo vedere Maria questa sera come una donna che ha bisogno di sostegno nel momento in cui è messo a morte il suo figlio. È una donna – per l'epoca di cui ci parla il Vangelo – anziana e questa scena del Vangelo si dice anche qualcosa sul mondo degli anziani oggi. La solitudine di molti anziani è considerata un fatto normale. Il fatto che non vivano a casa gli ultimi anni della loro vita diventa – sappiamo bene – sempre più consueto. Gli anziani sono allontanati o si allontanano dalla famiglia, dalla loro casa, dal loro territorio, ma sono allontanati dalla società più in generale. E così questo dialogo tra Maria anziana e il giovane discepolo è un dialogo molto fecondo che ci può dire tanto su come le nostre società stanno perdendo la loro fecondità, lasciando gli anziani da soli.

La crisi dovuta al coronavirus ha colpito profondamente la vita degli anziani specialmente di coloro che sono istituzionalizzati. Sembra che essere anziani sia diventata una colpa, ma il problema è l'invecchiamento della popolazione o che le nostre società sono vecchie? Società vecchie, ma non a causa dell'alto numero di anziani, ma perché non riescono a rinnovarsi, a partire da un'idea nuova, da un ideale che il Vangelo ci mostra in tutta la sua concretezza. Il Vangelo ci mostra un'altra realtà: Maria, addolorata per la perdita del Figlio, è quasi condannata in un certo senso a rimanere sola, trova una persona più giovane che la prende con sé e da quell'ora Il discepolo l'accolse con sé, mentre possiamo immaginare lei si sarebbe presa cura di quel giovane. Due generazioni, la madre e il figlio, l'anziano e il giovane, l'anziano e l'adulto, chiamati a prendersi cura l'uno dell'altro e soprattutto il discepolo chiamato a prendersi cura di quella donna anziana che il Signore gli affida dalla Croce. È la grande domanda che sale questa sera dal Vangelo: non separarci dagli anziani, non separarsi da coloro che sono addolorati a causa della durezza della vita.

La comunità dei credenti ha il compito che le affida Gesù dalla croce di umanizzare la società, non facendo vincere quella cultura che toglie le risorse e fa scemare il senso di pietà. Noi come Comunità ci sentiamo interrogati da questa domanda, la facciamo nostra, la sentiamo come una domanda molto personale, perché vorremmo che gli anziani avessero una casa, un figlio o una figlia, una famiglia, una protezione, tutti gli anziani. Siamo toccati dal fatto che una delle ultime preoccupazioni di Gesù prima di morire sia quella che sua madre non sia lasciata sola, che le generazioni non vivano separarle, che non ci siano destini e futuro separati. Quale grande messaggio, sorelle e fratelli, al mondo quello che ci viene dal Vangelo di questa sera. Facciamolo nostro, lasciamo che questo messaggio continui a interrogare la nostra vita, interroghiamo il mondo e apriamo nuove strade perché nessuno anziano sia lasciato solo.

Marco Impagliazzo

 

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