L'omelia del card. Louis Raphael Sako, Patriarca di Baghdad dei Caldei a Santa Maria in Trastevere su Lc 6, 27-38

Omelia del Card. Louis Raphael Sako, Patriarca di Baghdad dei Caldei - Santa Maria in Trastevere 22 febbraio.

Lc 6, 27-38
Ma a voi che ascoltate, io dico: amate i vostri nemici; fate del bene a quelli che vi odiano; benedite quelli che vi maledicono, pregate per quelli che vi oltraggiano. A chi ti percuote su una guancia, porgigli anche l'altra; e a chi ti toglie il mantello non impedire di prenderti anche la tunica. Da' a chiunque ti chiede; e a chi ti toglie il tuo, non glielo ridomandare. E come volete che gli uomini facciano a voi, fate voi pure a loro. Se amate quelli che vi amano, quale grazia ve ne viene? Anche i peccatori amano quelli che li amano. E se fate del bene a quelli che vi fanno del bene, quale grazia ve ne viene? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se prestate a quelli dai quali sperate di ricevere, qual grazia ne avete? Anche i peccatori prestano ai peccatori per riceverne altrettanto. Ma amate i vostri nemici, fate del bene, prestate senza sperarne nulla e il vostro premio sarà grande e sarete figli dell'Altissimo; poiché egli è buono verso gli ingrati e i malvagi. Siate misericordiosi come è misericordioso il Padre vostro. Non giudicate, e non sarete giudicati; non condannate, e non sarete condannati; perdonate, e vi sarà perdonato. Date, e vi sarà dato; vi sarà versata in seno buona misura, pigiata, scossa, traboccante; perché con la misura con cui misurate, sarà rimisurato a voi».

Care sorelle e cari fratelli,
per me è una grande gioia essere con voi e pregare con voi e meditare questo Vangelo con voi. Sono molto grato alla Comunità di Sant’Egidio per questa accoglienza così affettuosa, ma soprattutto sono così grato e orgoglioso per lo spirito che ha portato questa Comunità alla Chiesa e anche al mondo. Lo spirito del Vangelo e non lo spirito di una istituzione così rigida.
Ho visitato il centro e sono stato molto colpito di constatare che il buon samaritano non è solo una parabola del Vangelo, ma è una realtà concreta. Il Vangelo è incarnato e Gesù è incarnato con loro. Non dobbiamo cercarlo fuori, è in questi poveri. Oggi, con il Covid e queste guerre e conflitti nel mondo, il numero è triplicato, sono di più, di più.
Io direi, alla luce di questo Vangelo, che per i cristiani è una grande benedizione della quale dobbiamo ringraziare il Signore e anche le nostre famiglie per averci cresciuti cristiani. Il cristiano è testimone dell’amore, è l’unica religione che parla dell’amore. Dell’amore non della carità, perché la carità è una cosa intellettuale, è molto più vicina alla misericordia ma amare è il cuore, essere commossi.
Amare è essere pacificatori. E’ ciò che Sant’Egidio sta facendo anche tra paesi, gruppi, dove ci sono conflitti. Essere riconciliati.
Guardate il Vangelo che abbiamo sentito: non c’è una parola in un posto come questa: amate i nemici, perdonate. Non solo una volta, 7 volte 70 volte! Dio ci giudicherà per il nostro amore e per niente altro. Per i nostri peccati siamo tutti deboli, è naturale, ma l’amore annulla tutto, ci dà una doccia come nel centro, una buona doccia e così possiamo metterci ai piedi davanti al Signore.
Il Signore ci chiede di amare, di avere pietà, di amare, di perdonare, di riconciliare, di non pensare all’odio e ancor di più alla vendetta. E di aiutare nei limiti delle nostre capacità. Dobbiamo aiutare, dobbiamo condividere il poco che abbiamo con gli altri che hanno più bisogno di noi.
Se incontriamo il male con il male non siamo cristiani. Questa è la differenza nell’essere discepolo di Cristo. Siete miei discepoli, dice il Signore, se fate quello che vi dico.
Io vengo da un paese spezzato dalla corruzione, ma soprattutto dalla cultura della vendetta. E’ un sistema un po' tribale, tanta vendetta. Una volta stavo alla televisione con un clerico musulmano e ho parlato del perdono. Subito una donna ha chiamato. Per favore, è la prima volta che io sento questo concetto di perdonare, come si può?
Il Santo Padre durante la sua visita in Iraq ha colpito più i musulmani che i cristiani con questi messaggi della fratellanza nella diversità, del rispetto, del perdono. Non fare vendetta, lasciare le armi e dialogare per risolvere i problemi. E adesso c’è una nuova mentalità fra gli iracheni.
Quindi impariamo a fare ciò che Cristo ha fatto, per rivolgersi a lui. Dunque, essere incorporati in lui vuol dire vivere ciò che ha chiesto e essere incorporati vuol dire anche una esperienza mistica. Ogni cristiano deve avere questa esperienza mistica, non i clerici, i monaci o i preti, ogni cristiano deve avere questo. Non abbiamo bisogno di una teologia speculativa, dogmatica, non so, un discorso filosofico. Abbiamo bisogno di sentire una parola di consolazione, una parola di amore, di vicinanza, di solidarietà, come fate qui.
Nel Vangelo di san Matteo, capitolo 25, si dice chiaramente che saremo giudicati per quello che abbiamo fatto con il fratello: Cosa avete fatto per il fratello? Anche questo era all’inizio della creazione, con Caino e suo fratello. E il Vangelo ritorna: saremo giudicati per la nostra carità gli uni per gli altri.
Per terminare io direi: dobbiamo prendere ogni giorno qualcosa di Cristo e indossarlo in noi, metterlo su di noi. E piano piano saremo incorporati, uniti a lui. Noi nella liturgia caldea cantiamo il trisaghion: Dio è forte, Dio è immortale, Dio è eterno. Che cosa vuol dire? Dio è santo o forte o immortale, se io sarò unito a lui io sarò anche forte, immortale e eterno. L’eternità non è una cosa dopo la morte, l’eternità comincia da qui, da ciò che abbiamo noi vissuto.
Preghiamo per la pace nel mondo, in questi giorni per la pace in Ucraina, ma anche in Siria, in Libano, in Iraq, la situazione è migliorata, ma anche in Libia e altrove. Dobbiamo essere così, portatori di questa pace e anche di una convivenza armonica. Grazie.
 

 

 

La preghiera con la Comunità di Sant’Egidio è trasmessa in live streaming su sito, Facebook e YouTube dal lunedì al venerdì alle ore 20. La liturgia il sabato alle 20:00.

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