INTERVISTE

Corridoi Umanitari, una speranza di rinascita. Dialogo con Roberto Morozzo Della Rocca

Felice Cimatti dialoga con Roberto Morozzo Della Rocca, autore del volume “Corridoi Umanitari: una risposta a una crisi planetaria”.

I corridoi umanitari sono una via legale organizzata dagli Stati europei per salvare vite.
Attraverso i corridoi, più di 6.000 persone sono arrivate in Europa, soprattutto in Italia, dal 2016 a oggi. Persone selezionate con un criterio di vulnerabilità, come coloro che scappano dalle guerre, e che senza l'aiuto dei corridoi umanitari, potrebbero, e infatti lo fanno spesso, rivolgersi ai trafficanti di esseri umani, salendo sui barconi per l'attraversamento del Mediterraneo, rischiando di morire e pagando cifre enormi per arrivare alle frontiere europee.

Questi progetti sono finanziati interamente dalla società civile: gli organizzatori si fanno carico di tutte le spese e dell'accoglienza. Questo è particolare, perché mentre lo Stato mette il crisma della legalità, i visti umanitari con cui le persone possono arrivare, è la società civile che accoglie, integra e si assume dei precisi doveri. Si crea una sorta di circuito di umanità tra chi accoglie e chi viene accolto. Aiuti reciproci, una forte sensibilità per queste persone traumatizzate da guerre e violenze di ogni tipo e riconoscenza da parte di chi arriva verso chi accoglie.

Questo tipo di accoglienza può essere definito come una forma di sponsorship, programma già esistente in Canada e che sta prendendo piede anche negli Stati Uniti, ma non in Europa. L’Europa tendenzialmente ha sempre preferito un tipo di accoglienza molto istituzionale, senza delegare nulla alla società civile. I corridoi umanitari, invece, sono una forte presa di responsabilità e umanità da parte della collettività

Recentemente, Ursula von der Leyen ha parlato della possibilità di utilizzare i corridoi umanitari per far venire in Europa grandi flussi di lavoratori. Ha anche annunciato che l'Unione Europea stanzierebbe 500 milioni di euro da qui al 2026 per l'integrazione.

Prima dei Corridoi Umanitari, in Europa c’erano soltanto due modi per arrivare legalmente: i reinsediamenti (resettlement) fatti con le Nazioni Unite, vale a dire che gli Stati fanno programmi di accoglienza per rifugiati già riconosciuti dall’ONU, e i ricongiungimenti familiari, che seguono regole rigidissime come, ad esempio, quella del ricongiungimento solo se l'età del figlio è inferiore ai 18 anni.

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