Il dialogo sulla pace a Roma

Riccardi: "I senza potere vogliono riavere potere sul mondo e chiedono pace".Landini: "La guerra, drammatica per gli ucraini, ha gravi conseguenze per tutti"

Si è svolto mercoledì 20 settembre a Roma, nel salone Benedetto XIII del San Gallicano, il confronto tra Maurizio Landini e Andrea Riccardi su “L’Italia ripudia la guerra”, moderato dal giornalista Marco Damilano.

Ad aprire il dialogo sul tema della pace – che si può qui vedere nella sua versione integrale - Maurizio Landini, il segretario della Cgil: “Le guerre peggiorano sempre, in modo drammatico, le condizioni di vita di un paese. Occorre fare di tutto per arrivare ad un cessate il fuoco. Si può dire che finora il Vaticano è stato l’unico soggetto a mobilitarsi per la pace. La guerra in Ucraina è all’origine di tanti problemi economici che viviamo e incide anche sul cambiamento climatico”.
Di fronte ad una “spinta al riarmo in tutto il mondo”, Landini ha affermato che “non è un’utopia pensare di bandire la guerra come strumento di regolazione dei conti tra gli Stati”. Ha parlato di “crisi della democrazia” in Europa: “Siamo di fronte ad una complessità di problemi. Invece di parlare solo del fenomeno dell’immigrazione, come si sta facendo in questi giorni, preoccupiamoci piuttosto della forte emorragia di giovani italiani che ogni anno partono per lavorare all’estero”. E, con una battuta: “Il problema non è chiudere i porti ma gli aeroporti”.
 
Andrea Riccardi, riprendendo una suggestione iniziale di Marco Damilano, ha affermato la necessità di “ricreare, nella società, un mondo di corpi intermedi che sta sparendo e che invece è fondamentale per garantire la pace. L’articolo 11 della Costituzione, che parla del “ripudio” della guerra era espressione di una cultura di pace maturata durante la seconda guerra mondiale e messa da parte dopo il 1989, quando ha prevalso l'idea provvidenziale del mercato. Non abbiamo lavorato come si doveva sulla cultura che si era espressa con la caduta del Muro di Berlino. Tanti giovani sono cresciuti negli ultimi decenni con la cultura dell’io e non quella del noi”.
Riccardi è poi passato a descrivere nei dettagli la grande sofferenza del popolo ucraino a 19 mesi dall’inizio del conflitto, “una guerra che viene pagata soprattutto dai poveri”. Occorre quindi “ritessere una cultura di pace, ciò che si sta facendo dopo la manifestazione del 5 novembre scorso in tanti modi diversi. C’è una domanda della gente, lo abbiamo visto a Berlino nell’Incontro internazionale promosso da Sant’Egidio che aveva come titolo ‘L’audacia della pace’. Ci vuole audacia se si vuole fermare la guerra, un’audacia che è fatta di sogno e, al tempo stesso, di realismo del negoziato. In realtà, sta crescendo anche l’idea di una soluzione diplomatica: in questi giorni si riparla con sempre più insistenza di piani di pace: della Cina, della stessa Ucraina, della missione del cardinale di Zuppi e di altri tentativi.
Ma occorre che anche l’Europa giochi il suo ruolo e soprattutto che riacquistino voce i ‘senza potere’ di cui parlava Vaclav Havel: oggi, in tanti, vogliono riavere potere sul mondo e chiedono pace”.