Canali umanitari, altri 81 arrivi

Pochi bagagli, moltissime speranze. Eccoli gli 81 profughi arrivati dai campi del Libano per sfuggire alla guerra in Siria, sbarcati ieri mattina a Fiumicino. Tra loro molti invalidi, malati di tumore, orfani. E tanti, tanti bambini. È la quarta puntata di una storia con molti lieti fine, quella raccontata dalla Comunità di sant'Egidio, dalla tavola Valdese e dalla Federazione delle Chiese evangeliche in Italia (Fcei) che - in accordo coi ministeri degli Esteri e dell'Intemo - hanno aperto un corridoio umanitario che sta salvando - in tutta sicurezza e legalità - i più fragili tra i fragili delle vittime del conflitto siriano.
Si aggiungeranno ai 200 già arrivati. La maggior parte viene dalla regione di Tripoli, nel nord del Libano: 29 i cristiani, il resto musulmani. Trenta i bambini. La società Aeroporti dí Roma ha distribuito matite colorate, album e cestini da viaggio. Il progetto dei corridoi umanitari prevede l'arrivo di circa mille profughi in due anni. Prossimamente partiranno dal Marocco i migranti forzati dell'Africa subsahariana, e dall'Etiopia quelli in fuga da Somalia ed Eritrea. Sette le regioni di destinazione, per l'accoglienza tutta a carico degli organizzatori: Lazio, Toscana, Piemonte, Liguria, Lombardia, Campania e Puglia.
Ognuno porta con sé una storia di dolore. Come Mohammad, 49 anni, e la moglie Fatema, 44, di Damasco. Hanno portato la figlia Maria, 10 anni. Nel campo palestinese di Yarmuk a Damasco un proiettile le è entrato da una spalla e l'ha raggiunta alla spina dorsale, e non cammina più. Chissà se i medici di Torino potranno aiutare questa bambina vivace che non vede l'ora di tornare a scuola.
Poi c'è Nilva, coi due figli Raffi e Rupina. Sono armeni di Hasaka, regione cristiana occupata dal Daesh. La madre ha 48 anni ed è medico, come suo marito Edward. L'uomo però, messa in salvo la famiglia, ha scelto di restare tra i pochi dottori ancora in servizio. Raffi ha 25 anni, studente di Economia, e Rupina, 14 anni, è malata di diabete.
Insostenibile anche la condizione di Abdul, 36 anni, e Thawel, 30, originari di Homs. La coppia viveva in un sottoscala umidissimo con tre figli piccoli - due maschi, Faris di 9 anni e Wesan di 3 e una femmina, Rimas, di 7 anni - tutti bisognosi di cure. La famiglia sarà ospitata dalla Repubblica di San Marino, il terzo Stato, dopo Italia e Città del Vaticano, ad accogliere le famiglie dei corridoi aperti in Libano. Suzanne, operata di cancro al seno, col marito Shady e i tre bambini vivevano in una baracca affittata per 200 dollari al mese a El Marj, nella Valle della Bekaa. E le cure erano troppo costose. Preso dalla disperazione, Shady stava progettando il viaggio in barcone.
«Assistiamo ogni giorno a nuove tragedie del mare - afferma il presidente di Sant'Egidio Marco Impagliazzo - ma abbiamo dimostrato che un'alternativa è possibile. È urgente che anche altri stati europei adottino questo sistema che, oltre a salvare vite umane, garantisce, grazie ai controlli effettuati in partenza, la sicurezza per tutti e facilita l'integrazione».


[ Luca Liverani ]