«Nella Capitale manca una strategia: tutelare gli ultimi, vivere tutti meglio»

Sant'Egidio, messaggio al Comune
Daniela Pompei, responsabile immigrazione di Sant'Egidio

«Dottora, dottora»: Daniela Pompei risponde al telefono e in sottofondo la chiamano ridendo i bambini siriani arrivati a Roma con gli ultimi corridoi umanitari. Già consigliera del ministro per l'Integrazione Andrea Riccardi, è la responsabile della Comunità di Sant'Egidio per i servizi agli immigrati. Migliaia i profughi seguiti a Roma, tra centri di accoglienza, corsi e mense.
Assistevate anche i rifugiati dell'immobile di via Cullatone?
«Si, da anni ormai. Li abbiamo aiutati a trovare lavoro, nella compilazione dei documenti per fare andare i bambini a scuola. Ci eravamo visti anche per le celebrazioni di Pasqua, molti sono cristiani ortodossi».
E poi dopo lo sgombero del 19 cosa è successo?
«Giornate convulse. Abbiamo chiamato la sala operativa comunale soprattutto per trovare sistemazioni per i più fragili, provato a tenere unite le famiglie. Alcuni rifugiati eritrei ci chiedevano di intercedere con il Comune, cercare case magari con affitti bassi. Informazioni che abbiamo segnalato, poi altri li stiamo ancora smistando tra centri o connazionali. Si era creato un buon percorso di integrazione, in qualche
modo ora interrotto. Se solo si fosse preventivato lo sgombero, sarebbe stato tutto più facile».
Dal caos di questi giorni sembra sia mancato un coordinamento delle forze sociali.
«Le riunioni con il Comune si sono svolte dopo il blitz, la lista del censimento all'inizio ce l'aveva solo la polizia, insomma si poteva fare un tavolo con tutte le realtà per valutare insieme ai rifugiati le singole situazioni alloggiative. I responsabili maggiori ovviamente sono le istituzioni, le associazioni possono mettersi a disposizione. Sappiamo che l'emergenza abitativa a Roma è disastrosa e riguarda anche molti italiani. Ma il fatto che si sia agito in agosto... c'erano meno persone in campo, si crea difficoltà a tutti».
Operate a Roma da anni, un'altra accoglienza è possibile?
«Proponiamo corsi di lingua e cultura italiana, di alta formazione per operatori culturali, per badanti ed economia domestica per le donne vittime della tratta delle schiave. Solo nelle scuole sono passati 3500 migranti, nel centro di accoglienza di via San Gallicano quasi seimila, oltre 5mila gli ospiti alla mensa inclusi anziani soli e clochard. Si può fare tutto, con un po' di
aiuto».
Cosa manca allora alla Capitale per un'integrazione reale?
«A Roma manca una strategia. In primis per le soluzioni abitative. Serve unire tutte le realtà, creare un percorso di accoglienza che vada dal costruttore alla onlus al Comune. Noi, ad esempio, mettiamo insieme due solitudini, l'anziano e il migrante, ed è qualcosa di utile a tutti. Roma ha la dignità per fare questo passo, una città vivibile per gli ultimi è più vivibile per tutti».


[ Valeria Costantini ]