Appello di Sant'Egidio. Muore un clochard. La Cri: «È emergenza»

La strage silenziosa ricomincia con l'arrivo del grande gelo. Jan Stanislaw Domanski, polacco di 50 anni, uno dei tanti clochard della città, è morto mentre dormiva su una panchina all'Ardeatino. Papa Francesco proprio lunedì durante il «Te Deum» aveva definito «indegna di persone umane» la situazione dei diecimila senzacasa della Capitale. E ieri la Comunità di Sant'Egidio ha lanciato un appello per portare coperte e generi di conforto ai clochard

lArriva il gelo nella Capitale e la strage silenziosa ricomincia. È morto mentre dormiva su una panchina, il clochard soccorso da alcuni residenti ieri mattina a piazza Lorenzo Lotto all'Ardeatino. Si tratta solo dell'ultimo decesso tra i senza dimora in città. Per l'uomo, Jan Stanislaw Domanski, polacco di 50 anni, le cure dei medici del 118 non sono servite: era già deceduto, probabilmente a causa di un malore legato al freddo intenso delle ultime ore. Era conosciuto dai servizi sociali, ma aveva sempre rifiutato le varie proposte di accoglienza. E il rischio è che, con le temperature glaciali previste nei prossimi giorni, le condizioni dei senzatetto possano diventare ancora più drammatiche.
Vite di estrema fragilità a cui ha rivolto un pensiero lo stesso papa Francesco, proprio lunedì durante il «Te Deum»: ha definito «indegna di persone umane», la situazione dei diecimila senzacasa della Capitale. La Comunità di SantTgidio lancia un appello per portare coperte, cappelli di lana, sacchi a pelo ed altri generi di conforto o anche per aggiungersi ai volontari che già effettuano le visite itineranti: «Ognuno può intervenire, aiutando in diversi modi». A partire da oggi è possibile farlo a Roma, ogni sera, dalle 19 alle 20, andando in via Dandolo 10 (info su www.santegidio.org).
Esistenze che spesso si spengono nell'invisibilità: era morto da giorni l'altro clochard trovato il 20 dicembre senza vita a largo Marzi a Testaccio, il corpo nascosto dalle foglie. I carabinieri del Nucleo Investigativo sono riusciti a dargli un nome solo grazie alle impronte digitali: si chiamava Zaid Mahmud, 62 anni, di Tunisi. Se non fosse stato per l'aiuto dei Granatieri di Sardegna sarebbe morto congelato un altro senza fissa dimora italiano, quasi in ipotermia a piazza San Giovanni in Laterano, salvato il 21 dicembre scorso.
«Siamo come ogni anno in emergenza, siamo molto preoccupati per il calo delle temperature su Roma», lancia l'allarme Debora Diodati, presidente della Croce Rossa di Roma. Il Piano freddo del Comune quest'anno è stato anche rafforzato per numeri, come annunciato dall'assessora Laura Baldassarre: oltre ai mille posti disponibili del sistema ordinario, ne sono stati aggiunti con bando di gara 235 notturni e 100 diurni. Poi ci sono i siti adibiti all'assistenza in ogni municipio. Ma in caso di emergenza - come avvenuto l'anno scorso con la neve o per l'imminente gelo artico - è pronto ad attivarsi un piano speciale, fanno sapere dal
Campidoglio: l'immediata apertura di strutture come le palestre o le stesse stazioni ferroviarie per poter aumentare l'accoglienza.
«Il piano freddo - precisa la Diodati - a cui anche noi stiamo partecipando, non riesce però ancora a raggiungere i grandi numeri di quel popolo estremamente fragile che vive nella nostra città, così come non può essere sufficiente l'impegno del volontariato». La Croce Rossa di Roma ha già pronto il numero della sua sala operativa (tel. 065510) per segnalare criticità. Ancora non attive invece le «Stazioni di posta», luoghi di accoglienza, uno per municipio, annunciate a giugno con una memoria di Giunta dalla Baldassarre: in pratica una sorta di magazzini sociali con beni per clochard e persino orientamento al lavoro. Entro il 2018 si parlava di tre location: a breve - precisa il Comune potrebbero esserci novità.

 

Corriere.it

 


[ Valeria Costantini ]