Michelangelo Bartolo, il missionario 2.0 che salva le vite con la telemedicina

C'è bisogno di sognare, di sperare, di osare, di audacia" : Michelangelo Bartolo ne è convinto e perciò si divide fra Roma, la sua città, dove è medico all'ospedale San Giovanni, e l'Africa dove fa il missionario 2.0. È infatti da circa vent'anni che la percorre in lungo e in largo aprendo centri di telemedicina: è un nuovo modo di curare gli ammalati là, dove non ci sono strutture sanitarie né medici sufficienti. Come? Lo spiega nel libro "L'Afrique c'est chic" (Infinito edizioni) che presenta oggi alle 18 alla Fondazione Humaniter, in piazza Vanvitelli 15, nell'ambito della rassegna "I mercoledì di Sant'Egidio".
Attivo com'è nel programma di cooperazione internazionale "dream" della Comunità di 
Sant'Egidio, Bartolo interpreta in termini di solidarietà e impegno personale lo slogan aiutiamoli a casa loro, che piace tanto ai leghisti. La telemedicina permette, grazie alle nuove tecnologie digitali, di fornire assistenza medica a distanza a persone che vivono in luoghi lontani dagli ospedali. Basta avere degli operatori addestrati, non necessariamente medici, a far funzionare le apparecchiature e, grazie alla rete, i dati possono essere trasmessi allo specialista che così può fornire diagnosi e terapia a distanza.
Le missioni africane di Michelangelo Bartolo sono finalizzate non solo ad aprire centri di telemedicina, ma anche a formare il personale locale in modo da metterlo in condizione di usarli. Quando poi è in Italia si dà da fare per raccogliere fondi per consentire l'apertura di nuovi centri e per cercare e formare alla telemedicina medici italiani che forniranno la loro assistenza volontaria. Da medico euro-africano quale si definite, percorre l'Africa dal Mali al Congo, dal Centrafrica alla Tanzania, passando tra città che galoppano caoticamente verso i modelli occidentali e villaggi rimasti fermi nel tempo. Incontra ministri e ragazzini, guerriglieri e donne incinte con la stessa semplicità curiosa: ognuno ha una singolarità che lo attrae e lo invita a mettersi in gioco nell'ascolto.
Sono esperienze di vita e dolore, di dedizione e fallimenti le sue, che Bartolo racconta come in un diario di viaggio. Il suo piglio narrativo va di pari passo con uno sguardo sempre ironico e mai autocelebrativo. Nella consapevolezza di essere "solo un tassello di un mosaico più grande", ricco però di quell'audacia "che non è prerogativa di chi è giovane, forte e aitante ma è l'audacia del cuore che si trasforma in gesti e opere concrete".

 `


[ Armida Parisi ]