Il Papa in Mozambico

Il Papa in Mozambico

Con il suo secondo viaggio in Africa, dopo quello del novembre 2015, con la scelta di aprire il Giubileo della Misericordia a Bangui, in Centrafrica, papa Francesco conferma il suo grande amore per questo continente.

Un sentimento espresso chiaramente al ritorno da quella prima visita: «Io amo l’Africa – disse in aereo – perché vittima dello sfruttamento» subìto nei secoli. E nel maggio scorso, dopo l’annuncio del suo nuovo viaggio in Mozambico, Madagascar e Mauritius, ha anche individuato nei conflittietnici gli ostacoli più grandi da affrontare invitando la Chiesa ad essere «fermento di unità tra i popoli» e «segno di speranza». Si tratta della prima emergenza africana insieme a quella dell’educazione, per un popolo composto per lo più da giovani in età scolare.
In Mozambico, antica colonia portoghese, il papa troverà un Paese profondamente cambiato dal periodo drammatico della guerra civile degli anni ’80 del secolo scorso: oggi è una nazione più ricca, che guarda al futuro proprio grazie alla pace ottenuta a Roma dopo 27 mesi di trattative a Sant’Egidio dal luglio del 1990 al 4 ottobre del 1992. Un accordo raggiunto con un metodo che abbiamo poi seguito per tutte le altre mediazioni svolte e che consideriamo ancora oggi attuale: ascoltare le ragioni e i torti subìti dalle parti in lotta accompagnandole pazientemente a trasformare il “nemico” da combattere militarmente in “oppositore” politico e offrendo la garanzia e la riservatezza di un soggetto cristiano, quale Sant’Egidio, che non ha altri interessi se non quello della pace.

Lo abbiamo sentito come un dovere nei confronti di un Paese impoverito dalla guerra, che andava aiutato così come aiutiamo i poveri nelle periferie di questo mondo. Ma i popoli che escono da una guerra devono anche essere sostenuti nel loro sviluppo a diversi livelli. Il papa, a settembre a Maputo, la capitale del Paese, visiterà anche il Centro Dream di Zimpeto, dove la Comunità, presente oggi in tutte le regioni del Paese con migliaia tra giovani e adulti, ha scelto di curare i malati di Aids, una piaga che ha colpito in modo particolare questa parte dell’Africa. E certamente Francesco avrà un pensiero anche per le vittime del ciclone Idai, che nel marzo scorso ha colpito Beira, città che la comunità internazionale non deve dimenticare e che deve aiutare a risorgere.


[ Impagliazzo Marco ]