La solitudine fa più male: i volontari della Comunità di Sant'Egidio combattono la malinconia del distanziamento sociale

La solitudine fa più male: i volontari della Comunità di Sant'Egidio combattono la malinconia del distanziamento sociale

Niente pranzi in parrocchia, gite o partite a tombola

Quando Teresa sblocca lo schermo del suo smartphone, sono le immagini della pagina facebook della Comunità di Sant’Egidio la prima cosa che fa capolino. «Aspetto sempre che mi arrivi la notifica per connettermi e ascoltare le preghiere in streaming. Mi piace quest’abitudine, mi dà la sensazione di avere un po’ di compagnia».

Originaria di Caltanissetta, 68 anni sulle spalle, la signora Teresa è da tempo abituata a trascorrere le giornate da sola. Mentre si racconta nel cucinotto del suo appartamento a Trieste, sul fuoco cuociono piano i bocconcini di agnello che si sta preparando per il pranzo domenicale. Tutt’intorno, cartoline, libri e vecchi soprammobili sembrano ricostruire la mappa dei suoi ricordi più preziosi. «La solitudine non mi suscita lo stesso effetto tutti i giorni. A volte non mi pesa per nulla. Altre volte, invece, mi metto alla finestra e mi sale un po’ di malinconia. Ripenso a tutto quello che sta succedendo, a quest’emergenza che non mi permette più di fare tante cose. E mi viene da piangere».

Teresa è solo una dei moltissimi anziani costretti dalla minaccia del virus a dover rinunciare a ogni occasione di vita sociale. Lo ha denunciato a livello nazionale la Comunità di Sant’Egidio, nella conferenza stampa della scorsa settimana dal titolo “Anziani, mai più soli: proteggere ma non isolare”. E lo hanno ribadito anche i rappresentanti dell’associazione a Trieste che, in poco tempo, hanno visto evaporare molti degli sforzi fatti per aiutare chi si rivolgeva a loro per un po’ di compagnia. «Il Covid-19 ha finito per esasperare il senso di solitudine di chi, per un motivo o per l’altro, si è ritrovato solo – spiega Valentina Colautti, una delle referenti della comunità a Trieste-.

Siamo in contatto diretto con una cinquantina di anziani: alcuni ci chiedono aiuto perché sono in difficoltà economica, hanno bisogno di un po’ di borse della spesa. Altri perché magari hanno perso tutte le loro relazioni affettive, hanno visto morire i loro cari. E vogliono passare del tempo con qualcuno, anche chiedendo di essere coinvolti in attività di volontariato. Ma la solitudine di ognuna di queste persone è peggiorata con il dilagare della pandemia». Niente più partite a tombola, né preghiere da celebrare insieme. Niente più gite fuori porta o pranzi da gustarsi spalla a spalla, riuniti attorno allo stesso tavolo. Oltre alla minaccia sanitaria che rappresenta, il Coronavirus ha eroso ogni spiraglio di socialità, cancellando tutti gli appuntamenti che gli anziani aspettavano settimanalmente di vivere e facendoli sentire sempre più ai margini. Con il divieto di assembramenti e i contagi sempre più alti, sopperire alla mancanza di relazioni non è facile.

Ma la Comunità di Sant’Egidio di Trieste ha fatto il possibile, trasformando quelle che una volta erano chiacchierate fatte a quattrocchi, in lunghe e frequenti telefonate. «La frase che ci sentiamo ripetere più spesso da questi anziani è “Per favore, fatevi sentire di nuovo. Non dimenticatevi di me”. Ed è quello che ci impegniamo a fare», conclude Valentina. Lo confermano le parole della signora Amalia Grisancic-Farra, classe 1947, nata a Buie d’Istria e arrivata appena adolescente a Trieste, in cerca di un futuro. Costretta a gestire da sola ogni incombenza della vita dopo aver perso l’adorato marito, è ai ragazzi della Sant’Egidio che si rivolge quando ha bisogno di aiuto. Ma anche quando, semplicemente, ha voglia di sentire una voce amica. «Una volta sono caduta dalla sedia mentre tentavo di sistemare uno scaffale. Ho chiamato i volontari della Comunità, e da lì non mi hanno mai lasciato sola. Ringrazio il giorno in cui, grazie a una conoscenza in comune, ho scoperto questa realtà. In poco tempo sono diventati per me come una famiglia».

Sulle ante vetrate del suo mobile in salotto, come a conferma di quanto sta dicendo, diverse fotografie la ritraggono accanto ai volontari, in tanti momenti che ora le danno nostalgia. «Mi spiace averli conosciuti così tardi. E mi spiace che quest’anno l’emergenza sanitaria mi impedirà di passare il giorno di Natale in loro compagnia».

 


[ Linda Caglioni ]