«Sostenere l'equità sociale non è un costo è un'occasione per investire»

Il presidente della Comunità di Sant'Egidio interviene sulla crisi dovuta anche al covid

«Impiegare risorse per creare equità sociale? E un investimento, non un costo». L'avviso ai governanti arriva dal presidente della Comunità di Sant'Egidio, Marco Impagliazzo, a Catania dopo aver inaugurato un Centro polifunzionale nella zona popolare messinese di Camaro. «Tra pre-Covid e post-Covid, le persone in
povertà assoluta sono aumentate di un milione e questo è dovuto alla mancanza di lavoro - spiega - Equità sociale significa realizzare le condizioni per accrescere l'occupazione, per uscire dal precariato. È una grande sfida, che va affrontata con tutte le risorse disponibili».
Risorse. Quelle del Piano nazionale di ripresa e resilienza, il "Pnrr", sono ingenti. Tutte da usare, da spendere. Ma come?
«Non voglio sostituirmi a chi ci governa, ma da tempo la Comunità di Sant'Egidio 
segnala alcune esigenze di cui tenere conto. Una, tra tutte: la necessità di cambiare completamente l'approccio sul tema degli anziani. L'età media, grazie a Dio e grazie ai progressi della scienza, si va allungando ma rischia di essere un'età schiacciata dalla solitudine se non dall'isolamento. Noi ci siamo fatti promotori di una proposta al Governo italiano per il passaggio all'assistenza domiciliare della persona anziana, sollecitando così un grande investimento destinato a rifare interamente il comparto del socio-sanitario che riguarda la terza età. Sarebbe anche un grande volano per il mondo del lavoro».«La pandemia incide su una situazione già fragile. Ci si può salvare soltanto facendolo tutti assieme, la vera cura è la fraternità»
Per uscire dalla crisi provocata dal Covid, l'Ue s'è scoperta generosa e solidale. Lo è anche con i migranti? «Assolutamente, no. Noi siamo critici verso l'Ue anche per l'atteggiamento verso l'Italia, lasciata sola come altri Paesi di fronte al fenomeno migratorio. Che non è drammatico in termini numerici ma lo diventa perché, approfittando ipocritamente del regolamento di Dublino, oggi di fatto non esiste più in Europa il ricollocamento dei migranti. Pure il nostro Paese, comunque, potrebbe fare di più e meglio. Abbiamo ad esempio espresso tutta la nostra preoccupazione per i decreti Sicurezza che hanno tagliato i fondi per l'immigrazione, innanzitutto quelli
per l'integrazione».
Intanto, l'ex ministro dell'Interno è sotto processo per rispondere di sequestro di persona nel caso "Open Arms". A carico di Salvini, un processo politico?
«Ogni ministro per il suo ruolo assume responsabilità e ha garanzie. Certo, va notato che in una certa fase il ministero dell'Interno o meglio, il nostro Governo, hanno agito con grandissima lentezza nell'assegnare un porto sicuro a chi era in balìa delle onde. E questa è una profonda ingiustizia, oltre che una non considerazione delle leggi del mare. Stiamo attenti perché l'inerzia, unita ai respingimenti, è un fattore di disumanità in contraddizione con il carattere, umanitario, degli italiani».
Più emergenze ambientali, più poveri. Il recente "Cop 26" sul clima, altra occasione fallita dai Grandi della Terra?
«Una sconfitta a metà. Mi rendo conto di come nel mondo vi siano alcune nazioni che devono ancora svilupparsi, mentre noi questa fase l'abbiamo già vissuta qualche decennio fa. Nessuno può negare, però, che siamo arrivati tardi a questa consapevolezza ambientale e dobbiamo ringraziare i giovani di Friday for Future, Greta Thunberg, perché ci hanno dato una svegliata. Nel Mozambico in Africa, dove la Comunità di Sant'Egidio 
è impegnata, città come Beira erano autentiche perle della colonizzazione portoghese e oggi stanno per sprofondare nell'acqua. Ci sono milioni di profughi solo per questo. Chi viene colpito è sempre chi vive più in basso».
In un articolo recentemente pubblicato dal nostro giornale, Emiliano Abramo ha sottolineato come nella sola Catania i senzatetto in un anno e mezzo siano passati da 52 persone a più di 400. In gran parte non stranieri. Anche questo un effetto della pandemia?
«La pandemia incide su una situazione già fragile. Adesso, però, non bisogna piangersi addosso ma rimboccarsi le maniche. È quanto andiamo ripetendo da tempo, anche ascoltando le parole di papa Francesco. Ci si può salvare solo facendolo tutti assieme, la cura è la fraternità».
Fortuna che il volontariato sia in crescita, pure in Sicilia.
«Dicevo che uno dei caratteri degli italiani è l'umanità e questo è pure il frutto dell'attività della Chiesa, di secoli di cristianesimo. In tempo di pandemia è cresciuto il volontariato, il che mi sembra una bellissima risposta. Così è stato, fra l'altro, in Sicilia grazie allo spirito di un popolo che pure è stato privato di molto. Basti pensare alle infrastrutture».
A proposito. E se il prossimo presidente della Repubblica venisse dal mondo del volontariato?
«Sarebbe un'ottima cosa, perché è tempo di uscire dai soliti canoni. Capisco che serve preparazione per fare il presidente della Repubblica, ma è necessaria pure conoscenza del territorio e dei reali bisogni dei nostri concittadini. E non sempre la politica si misura con questo». 


[ Gerardo Marrone ]