Nel cuore di Roma si invoca la fine della guerra

La veglia della Sant'Egidio a Santa Maria in Trastevere

«Non siamo stati capaci di costruire la pace ed è stata rivalutata la guerra come strumento di soluzione dei conflitti». Non ha fatto ricorso a giri di parole Andrea Riccardi nella meditazione condivisa giovedì sera nell'incontro di preghiera per la pace in Ucraina promosso dalla Comunità di Sant'Egidio nella basilica di Santa Maria in Trastevere.
«Il grande affresco dell'Apocalisse» ha detto Riccardi prendendo spunto dal passo del libro (9, 1-12) «ci dice che la guerra ha un limite, cinque mesi come tempo: si accorci il tempo di guerra! Ti preghiamo, Signore, ascoltaci! Con fede, insistenza, ti preghiamo per i poveri, per tutti!». «Questa guerra travolge un popolo grande e inerme, mi pare la più grande guerra sul suolo europeo dal 1945, almeno per l'ampiezza del Paese che coinvolge e per il fatto che vede protagonista una superpotenza» ha rilanciato Riccardi. E ha parlato di «pace sprecata» - dopo lager, gulag e la caduta del Muro di Berlino - e di «ora di lutto per tutti» a causa di una «guerra fratricida» tra popoli cristiani.
«Dobbiamo rassegnarci alla guerra? No, non lo faremo, perché viene dall'abisso del male, perché tormenta gli uomini e le donne». E l'invocazione per la pace, ha concluso, «è la protesta dei poveri ucraini. Alcuni fuggono dalle città. Altri chiusi in casa. Qualche anziano ricorda ancora. I bambini non avrebbero mai dovuto conoscere questa esperienza. La guerra non è solo immorale, ma diabolica».
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