«Le armi da usare? Preghiera e solidarietà»

Santa Caterina Ieri sera la veglia organizzata dalla Comunità di Sant'Egidio

Proseguono gli attestati di solidarietà e raccoglimento dei fedeli cristiani nei confronti del popolo ucraino. Anche la Comunità di Sant'Egidio, insieme a tanti che ieri sera sono accorsi, si è stretta in preghiera nell'abbraccio verso chi in queste ore sta subendo un grave attacco alla propria libertà. Il momento si è svolto nella chiesa di Santa Caterina, emblema della cultura cristiana della condivisione, al cui interno è ospitata anche una comunità di fedeli ortodossi.
Bruno Scaltriti, responsabile della Comunità di Sant'Egidio a Parma, riprende le parole accorate di Papa Francesco che ha definito la guerra «una pazzia» e sottolinea come: «Questo sia il pensiero di tutti noi. Affrontiamo la guerra a mani nude, con le armi di cui siamo a disposizione, cioè la preghiera e la solidarietà. La nostra - prosegue Scaltriti - è una risposta di cuore davanti alle immagini terribili che mai avremmo immaginato di vedere».
La preghiera vuole quindi 
far sentire la sua vicinanza anche agli amici che in questo momento sono impegnati a Kiev, e in altre città dell'Ucraina, nell'assistenza agli anziani, ai senza dimora e a tutti gli sfollati che stanno trovando ricovero nelle metropolitane e nei bunker.
Ferme sono anche le prese di posizione dei tanti partecipanti. Secondo Francesca, «di fronte alla guerra in Ucraina si può provare solo sgomento. La preghiera è un approdo sicuro e una risposta laddove le soluzioni non sanno arrivare dagli uomini». Anche Rossana si stringe in questo appello alla pace: «Perché la guerra non avrà mai l'ultima parola, finché nella nostra società saremo chiamati a questo impegno costante al dialogo».
Prossimamente, un'altra iniziativa della Comunità di Sant'Egidio porterà queste riflessioni tra i giovani delle scuole che non hanno mai vissuto un conflitto scoppiato all'interno dei confini europei. 

 


[ Francesco Francesconi ]