E nel pomeriggio alle 18 con Sant'Egidio per dire altolà alla guerra

L'organizzazione ecclesiale ha una lunga tradizione di impegno pacifista: la riscoperta nella memoria di Livorno del bombardamento più terribile

«Sì alla pace, no alla guerra»: non potrebbe essere più semplice la parola d'ordine della manifestazione che mette in preventivo per oggi la Comunità di Sant'Egidio «per la pace in Ucraina». E, in mezzo a una selva di cartelli pacifisti, ecco l'appello per chiarire che non si tratta di una iniziativa che mira allo stretto giro ecclesiale: «Tutti sono invitati». L'appuntamento è alle 18 in piazza del Luogo Pio, che anche con i recenti presidi sindacali dei lavoratori del porto sta assumendo il ruolo di agorà della collettività civica che un tempo aveva piazza della Repubblica.
Ad ogni buon conto, dal quartier generale della Comunità di Sant'Egidio in via Carraia 2 (nelle vicinanze di via San Giovanni) si mette nero su bianco anche un recapito per eventuali info: tel. 0586211893. Interverranno il vescovo Simone Giusti e forse il sindaco Luca Salvetti insieme a Anna Ajello come "voce" della Comunità di Sant'Egidio ma anche una donna ucraina e una testimone della seconda guerra mondiale a Livorno.
Quest'ultimo aspetto cioè quello di un legame con la memoria di una guerra che i più anziani hanno conosciuto anche qui da noi in modo così terribile e drammatico - è tutt'altro che secondario: è da almeno vent'anni che Sant'Egidio non solo fa volontariato al fianco dei più indifesi ma ha messo al centro delle proprie iniziative la mobilitazione per la pace. Se il 28 maggio Livorno ricorda ogni anno il proprio rifiuto della guerra lo fa perché la lotta di Sant'Egidio ha riportato sotto i riflettori del consiglio comunale l'importanza di tener viva la memoria del giorno del '43 in cui si ebbe il bombardamento più devastante della città nel corso della seconda guerra mondiale.
Non basta: poche settimane fa è stata rievocata, nel giorno in cui l'Armata rossa spalancò il cancello del lager di Auschwitz, la memoria della Shoah. Senza contare che per lunga tradizione, in nome della solidarietà internazionalista, la Comunità di Sant'Egidio ha dato vita dal basso a una "diplomazia dei popoli" che ha compiuto gesti simbolici che hanno messo fretta al felpato mondo delle diplomazie ufficiali.