"Grazie a chi ci ha strappati all'orrore di quella guerra"

Scappate da Ternopil hanno raggiunto la nonna badante

Sono qui ma il pensiero è ancora là, a Ternopil: Nataliia è collegata con gli amici e il fratello rimasti in Ucraina e la figlia Kira ha passato i primi giorni in Italia a chiederle di tornare a casa. Mamma e figlia sono arrivate a Novara sabato e da una settimana sono ospiti di Giorgio Barbaglia e Susanna Ceffa, una coppia di volontari della Comunità di San`

  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  • Egidio

.
Da tempo l`associazione ha numerosi contatti tra le molte donne ucraine che lavorano come badanti in città e in questi giorni di guerra ha creato una rete di accoglienza e sostegno ai loro parenti e amici in fuga dai bombardamenti. Com'è successo per Nataliia, commessa di 31 anni, e la figlia di undici, che hanno raggiunto la nonna Alexia, da anni a Novara come assistente di un anziano.
Lei le supplicava di partire già da una settimana prima del 24 febbraio: «Io non volevo andare via e lasciare la mia casa e la mia città - racconta Nataliia -, poi il secondo giorno di combattimenti sono state bombardate le zone vicine a Ternopil e ho deciso di partire. Ho preso l'auto e mi sono diretta verso la Polonia ma poi la macchina si è rotta e l'ho dovuta lasciare dov'era, siamo arrivate al confine con un autobus. Avevamo una borsa e basta. Dopo tre giorni di viaggio abbiamo raggiunto Novara. Se non ci fosse stata qui mia mamma, adesso la nostra vita sarebbe dentro a una cantina».
Abitano in via Nazioni Unite 12, all'angolo di via Della Pace, nell'alloggio messo a disposizione dalla coppia di novaresi, lui si occupa di impianti solari e lei è biologa: hanno un piccolo appartamento in cui abitava il padre di Susanna, mancato lo scorso anno, che è comunicante con la loro casa ma ha un ingresso indipendente.
«Cerchiamo di essere presenti ma non invadenti - dice Giorgio -. Quando sono arrivate la piccola era spaventatissima, non si staccava da sua madre e le chiedeva di tornare a casa». Aggiunge Susanna: «Si percepiva il loro dolore. Dare la nostra disponibilità ad accogliere chi fugge dalla guerra è stato un gesto spontaneo ed è più facile di quanto sembri: sono loro purtroppo a dover sopportare la fatica più grande e noi possiamo davvero fare poco. Le abbiamo aiutate a fare la prima spesa e a sbrigare tutte le pratiche burocratiche con la questura, l'Asl e la scuola. Non facciamo domande anche perché parlare attraverso il traduttore non è il massimo per parlare di cose delicate».
Lunedì mamma e figlia cominciano la scuola: Nataliia seguirà un corso di italiano al Cpa, Kira andrà in prima media ai Salesiani nella classe già frequentata da una ragazzina ucraina e dove è stato iscritto un altro profugo. Quando ieri Giorgio le ha fatto vedere l`orario scolastico, lei ha chiesto informazioni su ogni materia: «È molto brava e fiera di esserlo, mi ha fatto capire che le interessa soprattutto la parte scientifica».
Kira capisce che si parla di lei e accenna a un sorriso: «Oggi è la prima volta che ha gli occhi sereni - dice Alexia -. Era scioccata: nessuno si aspettava una guerra simile. Quando ero una ragazzina della sua età, a scuola ci insegnavano che l'Ucraina e la Russia erano sorelle. Adesso è finito tutto».

 


[ B.C. ]