Il vescovo in Polonia tra i profughi «Chiedono di pregare, non solo aiuti»

Mazzafaro: Ecco cosa ho visto
«Una donna si è avvicinata, pensavo volesse domandarmi dei soldi. Mi ha chiesto invece di ricordare la figlia sedicenne morta sotto le bombe»

«Ho capito meglio insieme ai profughi che la pace è una responsabilità di tutti, anche di chi vive lontano dai conflitti. La pace non è uno slogan ma un impegno da vivere ogni giorno». Con questa riflessione condivisa con la propria diocesi come prezioso dono ricevuto dai profughi ucraini, Giuseppe Mazzafaro, vescovo di Cerreto Sannita Telese-Sant'Agata de' Goti, terra ai confini nord della Campania, torna in patria dopo una missione intensa, di solidarietà e fede.
Dal 20 al 25 marzo il vescovo si è recato in Polonia, a Varsavia e a Poznan, a portare aiuti come indumenti e medicine, accolto e accompagnato dai membri della Comunità di Sant'Egidio
. «Con loro ho visitato dei campi Rom e i centri d'accoglienza per i profughi a Varsavia dove abbiamo visitato i disabili scappati da Kiev e per i quali ci si sta adoperando per una casa», spiega il presule. Mazzafaro ha incontrato i senza dimora scappati da Kiev, gli ultimi degli ultimi in cerca di aiuto e di una sistemazione. «È un dolore grande che si percepisce sul volto e nello sguardo spento dei profughi. La solidarietà è stata per tutti come un unguento che lenisce e consola.
Dov'è Dio, si chiedeva qualcuno: Dio è dalla parte dei profughi e dei poveri», racconta. Una solidarietà vissuta con grande generosità dalla Chiesa locale, dalle parrocchie e dalle associazioni ma anche da semplici cittadini che, con l'arrivo dei profughi alle stazioni, invitavano le famiglie nelle loro abitazioni.
Il vescovo ha incontrato il cardinale arcivescovo di Varsavia Kazimierz Nycz e il nunzio apostolico in Polonia, l'arcivescovo Salvatore Pennacchio, portando il senso della vicinanza della diocesi campana. «Mi ha molto colpito la grande domanda di preghiera. In un campo profughi una donna, che pensavo si fosse avvicinata per domandare soldi, chiedeva invece preghiera per la figlia di 16 anni, Illona, morta il primo giorno di guerra a causa delle bombe», rivela Mazzafaro. Il quale è ritornato in Italia con la convinzione che l'unica cosa importante è cercare la pace, trovando soluzioni nel dialogo e nelle trattative. «Rimane l'unico modo per far cessare dolore e sofferenza».
Per il vescovo subentrato a monsignor Domenico Battaglia, oggi guida della Chiesa napoletana, non è possibile pensare alle armi come una giusta soluzione. «Credo che sia importante continuare nella preghiera come primo senso di ribellione alla guerra e continuare nella solidarietà, anche questa va nutrita con la Parola di Dio e la preghiera, come ricordava una donna Rom al campo», sottolinea Mazzafaro, invitando a sostenere il Papa nel suo impegno per la pace.


 


[ Nicola Nicoletti ]