Sant'Egidio: "Pasqua sia tempo di tregua"

La comunità di Trastevere a Roma in prima linea nell'impegno umanitario in Ucraina
In 50 giorni di guerra partite 110t di aiuti e accolti in Italia 621 profughi. L'attività non si ferma

La comunità di Sant'Egidio, nata e con sede a Roma, in occasione della Pasqua indirizza un appello a tutti gli italiani a continuare a sostenere gli ucraini con l'impegno umanitario e, a 50 giorni dall'inizio della guerra, a non stancarsi di donare aiuti, in particolare medicinali.
"Dobbiamo continuare a mobilitarci", ha detto il presidente, Marco Impagliazzo, nel corso di una conferenza stampa focalizzata sugli aspetti umanitari e sugli interventi fin qui messi in campo. E' necessario, ha detto, "non perdere la capacità di resistenza in questi prima 50 giorni di guerra, perché le necessità sono molte e stanno crescendo via via che il tempo passa. Gli alimenti nel Paese vengono razionati, c'è una grave carenza di farmaci, medicinali, materiale sanitario". Da qui l'invito, rivolto "a tutti gli italiani": "Continuiamo a sostenere l'Ucraina, continuiamo a dare una mano, continuiamo ad aiutare in tutti i modi possibili, continuiamo a resistere alla guerra con la solidarietà e l'impegno umanitario".
Marco Impagliazzo ha ringraziato "tutti gli italiani, le associazioni, le aziende, le famiglie, gli ospedali" che hanno contribuito ad aiutare gli ucraini in questi primi 50 giorni di guerra, sottolineando, in particolare, che dall'Italia tramite Sant'Egidio
 sono già partite 110 tonnellate di aiuti, e la comunità con sede a Trastevere sta accogliendo in tutta Italia 621 profughi, dei quali 210 solo a Roma, e 1500 in tutta Europa, tra l'altro in Polonia, Slovacchia e Ungheria.
Riecheggiando l'appello per una "tregua pasquale" lanciato di recente da Papa Francesco, Impagliazzo ha poi spiegato che "serve al più presto una tregua, speriamo per la Pasqua, perché la gente muore, muoiono i civili, muoiono le donne, muoiono gli anziani, muoiono i militari, e per questo chiediamo a tutti coloro che sono responsabili di fermare le armi per una tregua che porti al cessate-il-fuoco".
Sebbene, ha ammesso il presidente della comunità di Sant'Egidio
, "arrivare alla pace dopo tanto odio, violenza, sangue versato a causa dell'aggressione russa sia difficile", bisogna però "tentare, iniziare a pensare al domani, a come ricostruire il Paese".
Marco Impagliazzo ha riferito di situazioni drammatiche in Ucraina: "Tanti anziani muoiono perché non possono spostarsi, ci sono persone isolate, senza cibo, senza acqua, senza cure, persone malate, già vulnerabili, che in questa situazione soffrono più degli altri perché non possono curarsi". Il presidente ha ricordato che la sede del movimento dei "giovani per la pace" di Sant'Egidio
 a Kiev è stata colpita dalle schegge di un missile russo abbattuto dalla contraerea ucraina, "per fortuna senza vittime", ed ha espresso "profondo dolore" per le vittime presenti nella sede della Caritas ucraina colpita da un carro armato russo a Mariupol, sottolineando che è stato un attacco agli sforzi umanitari in corso.
Alla conferenza stampa è intervenuto, in video-collegamento da Leopoli, Jurij Lifanse, responsabile della comunità di Sant'Egidio
 in Ucraina: "L'appello del Papa è importantissimo, anche una settimana potrebbe salvare vite, uscire, trovare un altro rifugio a civili che ora sono bloccati", ha detto. "Gli aiuti umanitari possono aiutare ma quel che serve veramente è festeggiare la Pasqua senza gli allarmi, per poter ripensare la vita".