Ospiti alla cascina Scarampa di Caresana i due profughi pakistani Sammy e Zubair

Alla cascina Scarampa di Caresana sono arrivati due nuovi ospiti dal Pakistan: si tratta di Sammy e Zubair. Dopo una lunga serie di avventure e quasi un mese di attesa in Piazza Mazzini a Vercelli, in quello che si potrebbe definire un accampamento di migranti, mercoledì 27 aprile questi due poveretti sono finalmente entrati nel Cas (Centro di assistenza straordinaria) dove, in via precauzionale, hanno trascorso il periodo di quarantena previsto per queste occasioni.
«Finalmente lo Stato italiano ha riconosciuto i nostri diritti e si sta prendendo cura di noi» affermano sollevati dopo le mille peripezie e i "picchetti" di fronte alla Questura di Vercelli. «Abbiamo - continuano poi - un tetto
sopra la nostra testa che ci permette di non passare le notte all'addiaccio e le giornate brutte sotto la pioggia. Due settimane fa un medico ci ha visitati e, cosa più importante, la nostra richiesta di asilo è stata finalmente presa in carico».
Una volontaria della Comunità di Sant'Egidio
 che si è molto spesa in queste settimane per aiutare i migranti afghani e pakistani conferma come la situazione stia facendo, seppur lentamente, piccoli passi in avanti: «Questi due ragazzi - spiega - sono stati i primi del gruppo ad arrivare a Vercelli più di un mese e mezzo fa. Ora finalmente sono stati presi in carico, ma andati via loro ne sono arrivati altri due, per cui si può dire che la situazione sia rimasta invariata». Il gruppo di migranti, infatti, durante il giorno continua il "picchetto" nel parco di Piazza Mazzini, mentre la notte è ospitato in parte dal dormitorio comunale e in parte in uno stabile della Caritas.
La Questura di Vercelli, tuttavia, ha fissato per il prossimo lunedì un appuntamento per trovare, all'interno del Cas, una sistemazione per altri due uomini del gruppo. «I funzionari della Questura - riprende la volontaria - stanno facendo i salti mortali per cercare di risolvere questa situazione, aggravata maggiormente dal continuo arrivo di profughi ucraini che richiedono, sia agli uffici pubblici che alle associazioni, una mole impressionante di lavoro in più».