Legge sulla cittadinanza, c'e' chi e' pronto

La legge sulla cittadinanza, quella che stabilisce forme, modi e tempi per diventare cittadini italiani, è stata approvata nel 1992. All'epoca, gli stranieri regolarmente residenti nel nostro Paese erano circa 400.000 e la normativa rispecchiava puntualmente le dimensioni, sostanzialmente ridotte, del fenomeno. In altre parole, un sistema di regole del tutto incapace di immaginare il successivo e rapido e imponente sviluppo di quella presenza e di adattarsi a essa, ai suoi nuovi connotati e alle sue inevitabili contraddizioni.
È questo a rendere la legge 91/92 un arnese obsoleto, inadeguato al fine di regolamentare l'ingresso e l'inclusione di persone provenienti da altri paesi o di stranieri nati in Italia, o qui giunti assai presto, all'interno della comunità nazionale, delle nostre strutture di welfare e del nostro sistema politico.
Il risultato è che in Italia sono presenti tantissimi "italiani a metà", perfettamente inseriti nella nostra organizzazione sociale - per lingua, stili di vita, consuetudini, valori e sentimenti - ma privi di quel riconoscimento giuridico che li possa rendere cittadini a pieno titolo.
Da qui un documento che circola in queste ore e che si indirizza in primo luogo alla classe politica e a tutti gli italiani, reclamando la riforma della legge sulla cittadinanza e affermando: "noi siamo pronti, e voi?". Tra i firmatari Edith Bruck, Andrea Riccardi, Marco Impagliazzo, Nicola Zingaretti, Roberto Esposito, Gad Lerner, Corrado Augias, Igiaba Scego, Eraldo Affinati, Paolo Fresu, Ugo De Siervo, Valentina Petrini, Roberto Zaccaria, Emilio Leofreddi, Goffredo Fofi e molti altri.
Nel testo, redatto dalle associazioni di stranieri di seconda generazione e dalla rivista Confronti, si legge: "Siamo italiani di fatto, ragazze e ragazzi che hanno frequentato le scuole della Repubblica, pronti a fare nostri i valori che l'hanno fondata e pronti a contribuire alla vita sociale, culturale, produttiva del Paese". E ancora: "Per questo chiediamo una legge che riconosca la cittadinanza italiana alle giovani e ai giovani che, vivendo in questo Paese, ed essendosi formati nelle sue scuole, sono pronti a impegnarsi per il progresso civile, economico e culturale dell'Italia".
Limpido, no? Sembra davvero la più ragionevole e intelligente delle proposte politiche per rendere la presenza degli stranieri in Italia (e in Europa) un fattore di crescita civile, culturale e, se posso dire, spirituale.


[ Luigi Manconi ]