La linea del cardinale Zuppi che riporta il Sud al centro

Chiesa e società

Un nuovo protagonismo e un ritorno alle radici evangeliche per la chiesa del Sud. E’ quello che lascia intravedere il cardinale Matteo Zuppi, nuovo presidente della Conferenza episcopale italiana, nell’intervista a tutto campo rilasciata ad Angelo Scelzo sulle pagine di questo giornale. Dalle sue parole si evince la determinazione con la quale accompagnerà l’azione pastorale della chiesa meridionale, affinchè “non si limiti ad essere una semplice ong” che distribuisce beneficenza, ma sappia offrire una visione all’intera società.
Un cambio di passo davanti alle trasformazioni epocali e ai nuovi scenari che si stanno aprendo nella vita socioeconomica del Paese, con le conseguenze dovute alla pandemia, e con quelle che verranno per la guerra in Ucraina.
La chiesa meridionale deve abbandonare il vittimismo e l’assistenzialismo per esercitare un ruolo attivo nel dibattito nazionale dicendo la sua nelle decisioni sugli interventi che si prospettano con le ingenti risorse del Pnrr che arriveranno e che rappresentano una occasione unica per il rilancio del Sud e, di conseguenza, di  tutto il Paese.
Così come deve mettere da parte  anche i privilegi,il clientelismo clericale, il lasciar correre, cioè quella mentalità tipica della società meridionale che tanto spesso vediamo attorno a noi. Per non parlare della gestione dei beni della chiesa, che oltre ad essere utilizzati per far fronte alle diverse necessità, potrebbero essere un generatore di una nuova cultura, tutta ispirata al Vangelo.
Il cardinale Zuppi lascia un segno in ogni persona che incontra, perché riesce a creare con ciascuno un rapporto personale. Ricordo che una volta un tassista romano, passando per San Giovanni in Laterano, mi indicò la finestra dello studio dell’allora vescovo ausiliare di Roma, dicendomi che era quello di un grande prete, che aveva conosciuto personalmente e che ogni tanto andava a trovare, don Matteo Zuppi.
La chiesa esce dalle sacrestie non solo per andare incontro ai poveri, ma anche per occuparsi dei problemi della vita sociale e confrontarsi con chi è chiamato a risolverli.
Secondo il Presidente della Cei, lo spopolamento delle regioni meridionali, con i giovani che emigrano per cercare un futuro migliore, il superamento di una industrializzazione che ha creato molti danni ambientali, la scomparsa di una economia agricola, sono i fattori che hanno cambiato i connotati alla struttura economica di diverse zone del Mezzogiorno. Così come non tralascia le problematiche delle aree interne, prive di servizi, banda larga e di un sistema di trasporti che le colleghi in modo efficiente alle città metropolitane.
In questo contesto Zuppi sostiene il superamento della Questione meridionale, che cede il posto alla Questione mediterranea, una vasta area bagnata dal Mare Nostrum, contraddistinta da radici culturali omogenee, dove il Sud d’Italia può diventare l’asse portante di un nuovo assetto socioeconomico. Qui la città di Napoli potrebbe assumere un ruolo determinante e propulsivo in un progetto di integrazione culturale e di sviluppo tra i popoli.
Il Cardinale non poteva ignorare il fenomeno della criminalità organizzata che rappresenta la grande zavorra della crescita sociale ed economica del meridione. Una presenza pervasiva che, anche se ancora radicata, non ha prevalso grazie alla testimonianza di martiri come don Peppe Diana e don Pino Puglisi e di tanti preti e laici che operano nel silenzio. E qui, come ha sottolineato giorni fa su Il Mattino il presidente della Conferenza episcopale campana e vescovo di Acerra Antonio Di Donna, sarebbe l’ora di abbandonare il termine di “prete anticamorra”, così come l’espressione prete o vescovo di strada, ormai inconsistente, che viene attribuita a Zuppi.
La citazione dei documenti dei vescovi campani che in questi anni si sono espressi con molta chiarezza contro la camorra, testimonia la conoscenza di testi che hanno segnato il cammino di una chiesa, quella campana, schierata con chiarezza contro la malavita, e che andrebbero ripresi e studiati nei seminari e nelle scuole.
La strada da percorrere richiede visione e coraggio, anche se “niente è dato per scontato” dice Zuppi. Solo la certezza che la chiesa del Sud ritornerà ad essere forza morale, maestra di etica e di legalità.
E riprenderà a trasmettere la fede alle nuove generazioni senza l’ambiguità della superstizione e della contaminazione malavitosa.


[ Antonio Mattone ]