Oltre 150 senzatetto della morsa dell'afa. «Più centri diurni»

Novecento i clochard in città, molti non hanno un punto di appoggio. Sant'Egidio: «I dormitori vanno ampliati, servono anche oasi di giorno»
«Difficile trovare over 65 in strada: o muoiono prima, oppure trovano una sistemazione»

L'asfalto è rovente, in certi tratti si scioglie. Eppure, per alcuni, la strada è l'unica casa possibile. Per i senza fissa dimora l'estate spaventa tanto quanto l'inverno. Parliamo di una platea di quasi 900 persone a Genova, di cui massimo 300 trovano riparo notturno nei dormitori, altri - la maggior parte - cercano alloggi di fortuna, di difficile tracciamento. Ma almeno 150 vivono perennemente in strada, e la loro età oscilla tra 55 e 65 anni, fascia anagrafica a rischio per gli effetti sulla salute delle ondate di calore, come quella che stiamo vivendo.
«Sopra i 65 anni ce ne sono pochissimi - racconta don Maurizio Scala, che li segue da anni con la comunità di Sant'Egidio - O muoiono prima, perché la vita di strada uccide, o riescono a ottenere una piccola pensione che permette loro di trovare un riparo da qualche parte». Don Scala spiega che chi non vanta altro domicilio che il marciapiede, frequenta gli stessi posti tutto l'anno, col buono o il cattivo tempo: «Un riparo sicuro per l'inverno non lo si perde per cercare refrigerio vicino al mare. Per quanto caldo nei mesi estivi, quel posto diventa "casa": è il luogo dove si lascia il cartone-giaciglio, dove si torna ogni sera, dove magari passa il metronotte e ci si sente un po' più protetti».
Ma il problema principale dell'estate non è tanto il buio, quanto il sole a picco, il caldo soffocante delle ore trascorse a vagare per la città a caccia di uno spicchio d'ombra. «Chiediamo da tempo di aumentare i posti letto in dormitorio - spiega don Scala - ma sarebbe utile anche avere più centri diurni: ce ne sono due, San Marcellino e Caritas, con accessi contingentati per la pandemia». La politica del "decoro" ha poi ridotto di molto gli spazi dove queste persone riposano: via dalle stazioni, dagli esterni del Carlo Felice e di Galleria Mazzini, via dai giardini pubblici, ma senza offrire alternative.
«Vista l'emergenza caldo, sarebbe opportuno aumentare i centri diurni - sottolinea il sacerdote - Come Sant'Egidio abbiamo il servizio docce in via Balbi: locali climatizzati, aperti 4 giorni a settimana per un'ottantina di docce».
Fondamentale poi la distribuzione di acqua e il presidio sanitario, attivo il martedì sera  alla stazione di Brignole. Il servizio si ferma ad agosto, ma prosegue l'attività e il monitoraggio dei volontari strada per strada. «Quando vediamo una persona in condizioni di emergenza, la indirizziamo al pronto soccorso - sottolinea don Scala - I più anziani manifestano principalmente problemi cardiologici». Ma le vite «sono più a rischio d'inverno - precisa il sacerdote - Tendenzialmente abbiamo sempre 10-12 morti l'anno sulla strada. In estate, almeno questo, sono rare». 


[ Al. Ros. ]