«Cambio radicale nel linguaggio pubblico»

La Comunità di Sant'Egidio, stringendosi «attorno alla moglie e a tutta la famiglia di Alika, ucciso barbaramente mentre svolgeva il suo lavoro di ambulante», commenta «le circostanze di questo assassinio» che «ci fanno rabbrividire». Un episodio accaduto alle 14.30 in una strada normalmente affollata di gente, nel pieno centro di Civitanova Marche. C'è chi ha anche filmato ciò che accadeva, qualcuno ha urlato contro l'aggressore, «nessuno è intervenuto» sottolinea.
«E' finita in questo modo la vita di un nigeriano con regolare permesso di soggiorno, sposato, con un figlio di 8 anni - prosegue Sant'Egidio - C'è chi ha sottolineato che l'aggressore, in stato di fermo, pur residente nelle Marche, è originario del Sud Italia, precisazione che non può essere fraintesa: qui non si tratta di dare la colpa alle origini di chiunque sia, si tratta di condannare con la massima fermezza un atto che è indice di disumanità».
Sant'Egidio punta così il dito contro il linguaggio offensivo e che incita alla violenza, invitando «più in generale, il mondo dell'informazione e chi interviene sui social, a promuovere un linguaggio sempre rispettoso e mai offensivo». Accusa il linguaggio pubblico anche il Centro Astalli, che chiede con urgenza «che si avvii un cambiamento radicale nel linguaggio pubblico, nei discorsi politici, nella rappresentazione mediatica dell'immigrazione in Italia». «Alimentare odio sociale, razzismo, aporofobia, indifferenza per tutto ciò che non ci riguarda direttamente - sottolinea il Centro Astalli - ci mette tutti in pericolo. Nessuno esclu
so».