«Il rischio sono le piscine che raffreddano le barre»

La situazione intorno alla centrale nucleare di Zaporizhzhia è sempre molto preoccupante. E i bombardamenti fanno temere un incidente nucleare. Ne abbiamo parlato con Mariagabriella Pugliese, docente in Fisica Applicata dell’Università degli Studi Federico II di cui è responsabile del Servizio di Radioprotezione (SeRa) e del Laboratorio di Radioattività (LaRa) del Dipartimento di Fisica, e per due volte direttore del SIRR Società Italiana per le Ricerche sulle Radiazioni.
Prima di tutto che tipo di centrale è quella di Zaporizhzhia?
«È la centrale nucleare più grande d’Europa. Ha sei reattori, di cui due in attività. È comunque una centrale di vecchia generazione, i reattori sono quasi tutti degli anni Ottanta e ciò implica una manutenzione particolare: per questo motivo l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica ha chiesto di poter effettuare un sopralluogo».

Ci sono quindi timori?
«I timori ci sono, è ovvio, perché nessuno ha finora avuto accesso a questi spazi che nelle ultime settimane stanno subendo bombardamenti, ma il motivo è anche un altro. L’Aiea vuole verificare non solo lo stato della centrale ma anche quello psicologico dei tecnici che ci lavorano. Si tratta di un gruppo di ucraini che dall’inizio del conflitto è stato circondato dai russi, cioè la centrale è l’unico spazio ucraino in mezzo a un territorio totalmente russo. Lavorano quindi non soltanto in precarietà ma con una pressione psicologica molto forte, con il nemico fuori della porta. Una distrazione potrebbe portare a un incidente».

Quale incidente è quello più probabile?
«Più che un’esplosione, il vero pericolo sarebbe il danneggiamento delle piscine di stoccaggio e disattivazione del combustibile. Si tratta di serbatoi di raffreddamento temporanei del combustibile nucleare esaurito o destinato alla ricarica di un reattore spento. Se dovesse mancare l’acqua di raffreddamento potrebbe innescarsi un incendio e così l’incidente nucleare».

Nel caso ci sia, la nube arriverebbe in Italia?
«Difficile a dirsi, dipende molto dai fattori climatici al momento. Quando ci fu l’incidente di Chernobyl nel 1986, i venti spinsero prima verso l’Europa orientale poi fino all’Italia».

Come difenderci?
«Con Chernobyl lo scoprimmo giorni dopo, stavolta nell’immediato. L’Isin ha anche ampliato la rete di monitoraggio, tutti gli istituti europei sono in allerta e nel caso di una perdita radioattiva si attiverebbero immediatamente protocolli, come evacuazione delle aree limitrofe, interruzione del pascolo di animali per evitare che entrino nella catena alimentare, controllo degli alberi come noci e noccioli che assorbono e mantengono i radionuclidi, insomma pratiche di questo tipo».

Secondo lei i russi bombarderanno la centrale?
«Sinceramente non credo siano così stupidi. Sanno che per millenni la terra sarebbe contaminata, e per loro non c’è niente di più importante della terra. Una nube radioattiva è più probabile che vada verso la Russia e perfino Mosca, rispetto all’Europa occidentale. Credo che l’opinione pubblica mondiale invece di temere un incidente nucleare, debba attivarsi per far finire questa guerra. Chernobyl causò direttamente 65 morti, i morti del conflitto sono già migliaia. Dobbiamo fermare la guerra, e con essa si fermeranno anche le paure di una nube radioattiva».


[ Mariagiovanna Capone ]