Il Vangelo ispiri l'economia!

I Padri conciliare profeticamente chiedevano alle nazioni di "rinunciare ai benefici esagerati", "alla bramosia di dominazione politica" come anche ai "calcoli di natura militaristica"

Concludiamo la lunga, intensa, drammatica riflessione sulla lunga, guerra intensa, o sulla pace, con una folgorazione di Gino Strada, profeta di pace e solidarietà (Emergency, morto il 13 agosto 2021): "Se la guerra non viene buttata fuori dalla storia degli uomini, sarà la guerra a buttare fuori gli uomini dalla storia". E ci inoltriamo ora, guidati ancora dal Concilio Vaticano II, in un altro campo dove è possibile nascano fiori, oppure triboli e spine: il campo della economia.
La cooperazione internazionale sul piano economico
"La solidarietà attuale del genere umano impone che si stabilisca una maggiore cooperazione internazionale in campo economico (...). Lo sviluppo d'un paese dipende dalle sue risorse in uomini e in denaro (...). Delle risorse devono essere date dalle nazioni progredite, sotto forma di dono, di prestiti e d'investimenti finanziari: ciò si faccia con generosità e senza cupidigia, da una parte, e si ricevano, dall'altra, con tutta onestà. Per instaurare un vero ordine economico mondiale, bisognerà rinunciare ai benefici esagerati, alle ambizioni nazionali, alla bramosia di dominazione politica, ai calcoli di natura militaristica e alle manovre tendenti a propagare e imporre ideologie (...). Ciò sarà più facile se ciascuno, rinunciando ai propri pregiudizi, si dispone di buon grado a condurre un sincero dialogo" (GS n 85). 
Alcune norme opportune
"In vista di questa cooperazione, sembra utile proporre le norme seguenti: Le nazioni in via di sviluppo tendano soprattutto ad assegnare come fine del progresso, la piena espansione umana dei cittadini (...). È dovere gravissimo delle nazioni evolute di aiutare i popoli in via di sviluppo ad adempiere i compiti sopraddetti. Perciò esse procedano a quelle revisioni interne, spirituali e materiali, richieste da questa cooperazione universale (...). Spetta alla comunità internazionale coordinare e stimolare lo sviluppo (...) secondo le norme della giustizia. d) In molti casi è urgente procedere a una revisione delle strutture economiche e sociali (...). Poiché « non di solo pane vive l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio ». Ogni parte della famiglia umana reca in sé e nelle sue migliori tradizioni qualcosa di quel tesoro spirituale che Dio ha affidato all'umanità, anche se molti ignorano da quale fonte provenga" (GS n 86).
Commenta Andrea Riccardi, fondatore della comunità di S. Egidio: "E stato davvero profetico il Concilio a parlare, a metà degli anni '60, della necessità di avviare politiche di cooperazione internazionale in nome della solidarietà tra le nazioni e i popoli. Era una stagione inquieta e piena di fermenti, in cui alla coscienza del mondo occidentale - che stava conoscendo una opulenza senza precedenti nella sua storia -, si affacciava il dramma dei paesi del terzo mondo. Lo sguardo dei padri conciliai si elevava, superando i confini ristretti di quell'Europa che pure era stata al centro, nella prima metà del novecento, della storia mondiale. Oggi c'è una consapevolezza culturale in più: l'aiuto allo sviluppo non riguarda più solo la categoria dell'etica e della solidarietà, ma anche quella degli interessi di una nazione. L'Italia, purtroppo, ha molto ridotto, negli ultimi decenni, gli stanziamenti; ha anche smarrito la capacità di formulare idee, di elaborare i progetti: serve una nuova visione dei rapporti internazionali nell'era della globalizzazione; la lezione della Gaudium et spes torna così di grande attualità".
E Papa Francesco, un "profeta" della pace e della giustizia sociale, e della fraternità universale, ha proposto, soprattutto ai giovani economisti, di inventare una economia che includa tutti, una "economia di comunione": la Economy of Francesco" - quello di allora, e quello di oggi. Coraggio, giovani!