Testimoni di accoglienza, per un futuro senza più barriere

Condofuri: l'esperienza dei migranti e le parole elevate del medico Michelangelo Bartolo, della Comunità di Sant'Egidio
Nucera: «I nuovi cittadini e i loro bimbi hanno ripopolato il nostro borgo»

C'è chi è fuggito dalla guerra, chi si è lasciato alle spalle persecuzioni o comunque fame, chi viveva in condizioni talmente disperate da non avere altra scelta che mettersi in viaggio per andare in cerca di una vita migliore. Con dipinta sul volto la gratitudine per l'accoglienza ricevuta in Italia, finalmente sereni, Blessing, Adama, Islam, Mo Shaw hanno raccontato il loro viaggio della speranza. Lo hanno fatto durante la presentazione del libro "Samos, un medico in vacanza nei campi profughi in Grecia" (edizioni infinito), scritto da Michelangelo Bartolo, medico, esponente della Comunità di sant'Egidio, oggi presente con un folto gruppo di volontari anche nell'Area Grecanica.
Promosso dall'assessorato comunale alla Inclusione sociale, l'evento è stato ospitato nella sala "Angelina Romano" a Condofuri Marina. Aperti dai saluti del sindaco Tommaso Iaria, i lavori sono stati arricchiti dalla testimonianza di alcuni migranti, ospiti nei centri Sai di Condofuri e Ardore. Sono stati loro a conferire all'incontro una dimensione grondante di umanità, indirettamente confermando quanto sostenuto da Bartolo nel lavoro pubblicato dopo le sue "vacanze" di lavoro, al ritorno in Italia. Riprendendo alcuni concetti del sindaco, l'assessora Carolina Nucera ha sottolineato l'attenzione rivolta dall'amministrazione comunale al centro "Sai" e ai suoi beneficiari. «Le case messe a disposizione a Condofuri centro — ha detto — hanno facilitato il processo di integrazione, consentendo al borgo che si sta lentamente spopolando di essere vivacizzato dall'arrivo dei nostri nuovi concittadini e dei loro bimbi».
Mario La Russa, responsabile di "Work", la cooperativa impegnata nella gestione del centro Sai, ha spiegato la complessità dell'intervento svolto a sostegno dei migranti, con difficile primo passo da compiere consistente nella necessità di riconoscersi a vicenda. «Noi dobbiamo capire quali sono le esigenza dei beneficiari, loro devono imparare a conoscerci e ad avere fiducia in noi».
E Antonella Surfaro, referente territoriale della Comunità di sant'Egidio ha presentato l'esperienza, parlando brevemente delle attività svolte: dalla mensa per i poveri che ogni domenica distribuisce pranzi gratis alle persone bisognose, all'accoglienza di una famiglia proveniente dalla repubblica del Congo, composta di sette persone.
Infine, Michelangelo Bartolo ha manifestato piacevole stupore per la piega presa dai lavori. «Doveva essere una classica presentazione di libro, è stato invece un incontro piacevolmente interessante tra noi europei e voi nuovi europei, che ha offerto numerosi spunti di riflessione». Il suo appello finale rivolto a Paesi, uomini delle istituzioni e gente di buona volontà è quasi un impegno programmatico: «Vogliamo stare tutti sulla stessa barca per navigare insieme verso un nuovo futuro, senza muri né barriere».  


[ g.t. ]