Europa e Africa le sfide per un destino comune

Il cardinale Zuppi all'Università «La Sapienza»

«L'Europa per rinascere dal suo egoismo ha bisogno dell'Africa e, reciprocamente, l'Africa ha bisogno dell'Europa per curare le sue ferite. L'Africa oggi per l'Europa rappresenta il grande spazio in cui mettere alla prova l'utilità della sua esistenza». Ne è convinto il cardinale Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Conferenza episcopale italiana, che ieri pomeriggio ha tenuto una lectio magistralis in occasione del conferimento del dottorato di ricerca "honoris causa" in studi politici all'Università di Roma "La Sapienza".
«A che serve l'Europa? è la domanda da farsi senza guardarsi addosso ma alzando lo sguardo — ha proseguito il porporato nel suo discorso dedicato ai rapporti passati, presenti e futuri tra i due continenti — l'Europa può essere utile per la creazione di un vasto campo della democrazia e dei diritti che vada da Capo Nord al capo di Buona Speranza. Malgrado tutto e nonostante le forze che vi sí oppongono, la democrazia è una profonda aspirazione degli africani, una loro attesa. In questo ci può essere un'avventura comune».
Per il cardinale Zuppi, l'Europa non può abbandonare l'Africa ma «deve appoggiarla in uno spirito di partnership che, pur facendo tesoro delle esperienze del passato, trovi un nuovo slancio e nuove motivazioni di collaborazione che vadano oltre il mero interesse economico». Ribadendo che ogni politica basata sull'esclusione e sull'autoreferenzialità è destinata al fallimento, il presidente della Cei ha affermato che i due continenti «sono legati da un principio di interdipendenza, che deve essere considerato come un'opportunità nel complesso mondo contemporaneo».
Secondo Zuppi alcuni obiettivi concreti sono alla nostra portata: «oltre alle questioni economiche c'è da inventare assieme un modello di welfare adattato al XXI secolo; poi la preservazione dell'ambiente, come la protezione delle foreste e la lotta alla desertificazione che è davvero interesse globale; il sostegno alla democratizzazione e infine la cosa più importante: la difesa della pace». Su tali sfide, ha dichiarato, è necessario «un impegno ingente e durevole dell'Europa in Africa. Ne va del nostro futuro comune».
Il presidente della Cei ha poi invitato ad una nuova riflessione sulle relazioni euroafricane, «che parta su basi non solo di interessi condivisi ma anche di una comune visione del futuro». Per questo è necessario un diverso dialogo politico tra Europa e Africa «ancora tutto da costruire, allo scopo di superare distanze e pregiudizi passati: è un dialogo che si deve svolgere su un piano di assoluta parità e con spirito di buona volontà da entrambi i lati». «Oggi con l'Africa si deve negoziare davvero, come con chiunque altro — ha affermato il presidente della Cei — al contrario gli europei continuano a pensare che, tenuto conto della sua cronica instabilità, primo o poi l'Africa tornerà ad essere più malleabile. Niente è meno certo di questo».
Nella lectio rnagistralis del cardinale Zuppi — che trent'anni fa aveva partecipato al processo di pace mediato dalla Comunità di Sant'Egidio in Mozambico — non è mancato infine un riferimento all'attuale situazione geopolitica mondiale. «Violenza e degrado del vivere civile globale sono pericolosi ostacoli alla maturazione della democrazia in Africa come in Europa. In Europa vediamo crescere varie forme d'odio e di razzismo, manipolate da imprenditori dell'allarme sociale e del rancore, a puri fini politici», ha denunciato il cardinale. Inoltre, «il tema della guerra e della pace sono oggi rilanciati dal dramma del grande conflitto tra Russia e Ucraina che ci coinvolge tutti». «Soprattutto ora che si parla di rischio nucleare, credo che sia urgente una riflessione sul valore della pace che unisca Africa ed Europa», è la tesi di Zuppi, che ha esortato a «dare il giusto valore alla ricerca permanente della pace sia come soluzione di un conflitto che come riconciliazione e convivenza». 


[ Charles de Pechpeyrou ]