Genova, anziani a casa loro la rivoluzione sociale parte da qui

Il convegno sulla terza età oggi al Politeama

Ribaltare il modello dell'assistenza agli anziani, del quale la pandemia ha svelato le falle: prendendosi cura delle persone fragili e non autosufficienti nelle loro abitazioni, offrendo un sostegno concreto dal punto di vista sociale e sanitario. È una rivoluzione culturale che richiede investimenti e un cambio di approccio, quella che chiede la Comunità di Sant'Egidio che a Genova, la città più vecchia d'Europa, segue 3.200 over 65 con il programma Viva gli anziani.
Ed è il tema forte che si discuterà oggi, alla presenza di monsignor Vincenzo Paglia, presidente della Commissione per la riforma dell'assistenza alla popolazione anziana, al Politeama Genovese al convegno "I diritti degli anziani, i doveri della comunità. Riflessioni sulla riforma dell'assistenza sociosanitaria in un Paese che invecchia", organizzato dagli Ordini dei tecnici sanitari di radiologia medica e delle professioni sanitarie tecniche, della riabilitazione e della prevenzione della Liguria, in collaborazione con la Comunità di Sant'Egidio ligure.
"Il tema è sensibile e urgente - spiega Antonio Cerchiaro, presidente dell'Ordine dei tecnici sanitari di Genova, Imperia e Savona - questa è un'occasione di incontro tra le professioni sanitarie, la cittadinanza e le istituzioni". In Liguria, dove ci sono 441 mila over sessantacinque e a Genova il 38,6 per cento degli anziani vive da solo, la questione è cruciale.
All'incontro interverrà monsignor Vincenzo Paglia, presidente dell'Accademia pontificia per la vita, che ha presieduto la Commissione per la riforma dell'assistenza sociosanitaria per la popolazione anziana, istituita due anni fa dal ministro della Salute Roberto Speranza: e insieme a Leonardo Palombi, segretario della Commissione, presenterà la Carta per i diritti degli anziani.
"Il 10 ottobre il consiglio dei ministri ha approvato lo schema di legge delega sull'assistenza delle persone fragili e non autosufficienti che indica un cambiamento di prospettiva - spiega Daniela Parodi, coordinatrice del programma Viva gli anziani a Genova - la casa può dunque essere un luogo di cura, potenziando aspetti sanitari e sociali. Le residenze sanitarie certo non spariranno, ma l'idea è che vengano ripensate più come luogo di cure e di transizione, per facilitare il rientro a casa". Il programma Viva gli anziani, a Genova, "consiste nel monitoraggio attivo delle persone proprio per contrastare l'isolamento sociale - continua Parodi - e creare una rete di prossimità. E infatti, dove il programma è attivo la stima è di una riduzione dell'ospedalizzazione del 15 per cento e il ricorso alle rsa cala del venti per cento. E' fondamentale ribadire l'importanza di collaborazione tra l'ambito sociale e quello sanitario: perché la cura delle persone fragili non può essere frammentata, ma deve essere un continuum assistenziale".
"La Liguria - rimarca Andrea Chiappori, responsabile della Comunità di Sant'Egidio della regione - può diventare un laboratorio in cui sperimentare un nuovo modello che aiuti gli anziani a vivere nelle loro case, nel loro tessuto famigliare, investendo nell'assistenza, nel sostegno alle famiglie e in tutte le risorse, come la telemedicina, messe a disposizione dalla tecnologia".


[ Erica Manna ]