Lavori precari e paghe da fame ecco il popolo dei “senza tutto”

L’analisi

Il Dossier regionale della Caritas sulla povertà, ancora una volta, mette la Campania agli ultimi posti nelle classifiche nazionali che riportano gli indicatori socio economici del nostro Paese. Eppure la Campania, ricca di risorse culturali e paesaggistiche, baciata dal sole e dal mare, e invasa da turisti che vengono da tutte le parti del mondo, potrebbe generare opportunità di lavoro e di sviluppo per tutti i suoi abitanti. Una crescita frenata anche dallo strapotere della camorra, una presenza che mina il tessuto economico e sociale e di cui troppo poco si parla.
Il Rapporto, presentato alla vigilia della Giornata mondiale dei poveri, analizza i dati raccolti nel 2021 nei 90 Centri di ascolto dislocati nelle sedici diocesi della Campania che hanno partecipato alla rilevazione, mettendoli in connessione con quelli nazionali presenti nelle statistiche ufficiali. Una integrazione necessaria per comprendere, al di là dei numeri, la complessità della condizione sociale e la fragilità che contraddistingue sempre più individui dopo il grande tsunami causato dalla pandemia. 
Ne emerge un quadro a tinte scure dove mancanza di lavoro, calo demografico e la più bassa speranza di vita rappresentano gli elementi principali che fanno della Campania il luogo dove è più difficile vivere. Il Dossier, che mette in comparazione i dati degli ultimi tre anni, evidenzia che dopo il picco di richieste di aiuto causato dalla pandemia, siamo tornati ad una situazione simile a quella precedente al lockdown. Infatti, il numero di persone che si sono rivolte alla Caritas nel 2021 è pressoché uguale a quello del 2019, dopo essere quasi raddoppiato nell’anno del Covid. 
Nello stesso tempo la povertà assoluta ha invece mantenuto i livelli record raggiunti nel 2020. Quello che è cambiato è l’aumento dell’incidenza delle famiglie indigenti nel Mezzogiorno e nella Campania, che si colloca al penultimo posto, seguita solo dalla Puglia, nella classifica della povertà relativa. Questo vuol dire che molte persone non hanno più fatto ricorso alla Caritas perché sono ritornati ai loro lavori precari o a quelli al nero con cui da sempre hanno tirato a campare. 
Tuttavia, terminata la fase acuta della pandemia e delle chiusure, il lavoro resta la grande emergenza. Il tasso di occupazione in Campania è al di sotto non solo della media nazionale, ma anche di quella del Sud Italia. La condizione del lavoro femminile è ancora più critica, basti pensare che le donne che lavorano nella nostra regione sono meno di un terzo di quelle occupabili. Nei Centri di ascolto della Caritas accedono prevalentemente disoccupati, casalinghe e lavoratori irregolari, che chiedono prevalentemente un’occupazione o un sostegno economico. Non deve meravigliare allora che la Campania sia la regione con il maggior numero di nuclei percettori del Reddito di Cittadinanza, con oltre un quinto delle prestazioni erogate. Tuttavia, il raggiungimento di meno della metà dei poveri assoluti e lo scarso risultato nel campo delle politiche attive del lavoro impone una riflessione su questa misura. 
In questo quadro emerge una forte calo della popolazione, in particolare nelle aree interne. La Campania in sette anni ha perso un numero di abitanti pari a quello della popolazione della provincia di Benevento. Un tema già messo all’attenzione dai vescovi della Regione che nello scorso agosto hanno organizzato un convegno a cui ha partecipato il Presedente della Cei Zuppi. Diminuzione delle nascite, emigrazione dei giovani e l’alto tasso di mortalità sono tra le cause principali. Qui si tratterebbe di potenziare la rete di trasporti, la banda larga e di incentivare la nascita di realtà che valorizzino il genius loci. Ma come dicevamo, la Campania è la regione con la più bassa speranza di vita, dove cioè si vive di meno. Non a caso i problemi di salute sono al quarto posto delle richieste pervenute ai Centri di ascolto. Conosciamo la difficoltà di tanti malati di sottoporsi ad esami diagnostici, poiché dopo pochi giorni dall’inizio del mese si esaurisce il budget disponibile per le esenzioni, e si è costretti a dover pagare l’intero importo della prestazione. Ma non tutti ne hanno la possibilità. Per non parlare delle visite domiciliari specialistiche agli anziani: una signora della Sanità aspetta da più di un mese la visita cardiologica. Insomma manca quella rete di assistenza che consentirebbe a chi è avanti negli anni di vivere meglio e di più. 
Un ultimo dato riguarda il numero di italiani che chiedono aiuto alla Caritas: in Campania sono il doppio rispetto a quelli del lontano 2008 e rappresentano i tre quarti degli utenti, mentre al Nord prevalgono gli stranieri. Leggendo il Dossier viene da pensare che più della povertà forse dovremmo parlare dei poveri. Volti, nomi e storie di coloro che portano sulla propria carne i segni della miseria. Persone che magari fino a poco tempo fa conducevano esistenze tranquille, e a cui al di là del pessimismo dilagante, occorre dare dignità, risposte e speranze.


[ Antonio Mattone ]