«I silenzi di Pio XII sono stati più gravi alla fine della guerra»

II nuovo libro dello storico Andrea Riccardi, fondatore di Sant'Egidio
Andrea Riccardi presenta oggi a Genova il suo libro "La guerra del silenzio. Pio XII, il nazismo, gli ebrei" (Laterza, 365 pagine, 25 euro) alle 17.30 nella Sala del Maggior Consiglio di Palazzo Ducale. Con l'autore intervengono Roberto Morozzo della Rocca, Elisabetta Ionizzi e Guido Levi. A cura della Comunità di Sant'Egidio e del Centro Studi Antonio Balletto

«La funzione dello storico, ce lo ha insegnato Marc Bloch, non è quella di assolvere o condannare ma di comprendere e per comprendere è necessario conoscere a fondo. L'apertura degli archivi vaticani sul pontificato di Pio XII è risultata molto importante e non solo per l'approfondimento della figura e dell'operato del papa: la documentazione ecclesiastica, infatti, costituisce un riflesso della storia dell'umanità, un osservatorio di portata globale».
Fondatore della Comunitàdi Sant'Egidio, storico della Chiesa e autore di numerosi volumi, ministro per la Cooperazione internazionale nel governo Monti, Andrea Riccardi parlerà oggi a Genova del suo ultimo libro, "La guerra del silenzio. Pio XII, il nazismo, gli ebrei" (Laterza).
A che punto è la ricerca?
«Ho spostato l'asse» spiega Andrea Riccardi «sia da una posizione apologetica e imperniata sulla supposta non conoscenza da parte della Santa Sede di quanto stava avvenendo, sia da impostazioni accusatorie, che vorrebbero Pio XII papa di Hitler. Ho cercato di comprendere una realtà estremamente complessa, in una fase storica, quella della Seconda guerra mondiale, invivibile per la Chiesa».
Una personalità, quella di papa Pacelli, molto differente da quella di papa Ratti, suo predecessore.
«A differenza di Pio XI, dal carattere impulsivo, Pio XII si rivelò un uomo cauto, prudente, timido, carismatico, lento nelle decisioni. Suo obiettivo fondamentale fu quello di riprendere i rapporti con gli Stati, di evitare la guerra e, a conflitto in corso, di cercare una possibile mediazione tra i contendenti. Oggi il papato ha una leadership morale di portata mondiale, ma al tempo di Pio XII non era ancora così».
In un recente libro David Kertzer ha reso note le trattative, allora segrete persino all'ambasciatore tedesco presso la Santa Sede, iniziate l'11 maggio 1939 tra Pio XII e Filippo d'Assia, marito di Mafalda e genero di Vittorio Emanuele III. Quali nuove prospettive per la ricerca storica?
«La scoperta è di un certo interesse e testimonia una stagione di tentativi portati avanti dal pontefice che non portarono però a nulla» dice Riccardi «A questo proposito non va dimenticato che la Chiesa cattolica era nella lista di Hitler: realtà non addomesticabile agli occhi dei nazisti, essa sarebbe stata spazzata via se il Reich avesse vinto la guerra».
E veniamo alla scottante questione dei "silenzi" sullo sterminio degli ebrei. Pur riconoscendo, come sottolinea Michael Marrus, che le informazioni dovevano essere diffuse, recepite e assimilate (e come credere a ciò che appariva assurdo e inverosimile?), il Vaticano, grazie ai dispacci dei vari nunzi apostolici e a una fitta rete dei canali diplomatici — si pensi, per esempio, ai racconti e resoconti di mons. Gröber, padre Scavizzi, mons. Burgio, mons. Szeptyckyj - ebbe modo, prima di altri e più di altri, di avere attendibili notizie del genocidio in atto. Ma il papa tacque, limitandosi, nel radiomessaggio del Natale 1942, a una breve e indiretta allusione al dramma degli ebrei.
«I silenzi di Pio XII, ritenuti al giorno d'oggi alquanto discutibili, furono assunti come deliberata scelta: fu lo stesso Pacelli, in un incontro nell'ottobre 1941 con Angelo Roncalli, futuro papa, a usare questo termine chiave, "silenzio", chiedendo come potesse venir valutata la sua linea di condotta verso il nazismo. Emblematico il caso della Polonia, baluardo cattolico per eccellenza: dopo l'invasione tedesca i polacchi avrebbero voluto una esplicita condanna, da parte del papa, che mai sarebbe giunta. A proposito del radio messaggio del Natale 1942 Pio XII ritenne di aver detto parecchio: alle perplessità del rappresentante americano fece presente che non avrebbe potuto essere più esplicito senza condannare parimenti le atrocità sovietiche. Era un permanere continuamente sul filo dell'imparzialità, posizione che ha sempre contraddistinto tutti i papi, seppur con declinazioni diverse».
Notoria è la tradizione antigiudaica che, nel corso dei secoli, ha connotato la cristianità, mondo protestante incluso. Negli anni Trenta si parlava di due forme di antisemitismo, l'una, di matrice razzista, condannabile, l'altra, di matrice religiosa, accettabile e largamente condivisibile poteva risultare, nell'agosto 1943, la posizione di padre Tacchi Venturi, contrario alla totale abrogazione delle leggi razziali italiane, essendo talune disposizioni "meritevoli di conferma". Qual è, dal punto di vista teologico, la posizione del papa sugli ebrei?
«La sua era la posizione classica della Chiesa. Non credo che nutrisse sentimenti antigiudaici, anzi aveva simpatia per gli ebrei e si prodigò, in silenzio, per proteggerli. Ma in silenzio, per evitare guai peggiori. E questo valeva anche per i cristiani. E interessante invece constatare come l'esperienza diretta della sofferenza e del dramma vissuto da molti ebrei abbia scardinato tanti pregiudizi di uomini di Chiesa, in passato indifferenti e privi di compassione, che in molti casi, a partire da Montini, si attivarono per portare un concreto aiuto».
Colpisce l'assordante silenzio, nuovamente, di Pio XII in occasione del discorso tenuto il 2 giugno 1945, a guerra finita, dinanzi ai cardinali: parlò delle vittime cattoliche e delle sofferenze della Chiesa ma neppure un cenno fece allo sterminio degli ebrei.
«I silenzi, che in qualche modo si possono comprendere durante il conflitto, risultano ben più difficili da capire dopo la conclusione della guerra. Si stava entrando in un'altra fase in cui la Chiesa sarebbe stata vittima, in certe aree d'Europa, della persecuzione comunista: la presenza di alcuni dirigenti comunisti di origine ebraica portò alcuni a parlare di giudeo-comunismo e, addirittura, di vittoria degli ebrei. Il vero silenzio è quello avvenuto dopo, non prima». 


[ Paolo Battifora ]