I panini e un tè caldo: da Enea a Francesca i giovani per i senzatetto

Ogni mercoledì e venerdì la Comunità di Sant'Egidio si presenta dai bisognosi vicino alla Stazione. Con i ragazzi, volontari più esperti

Trieste, un venerdì di gennaio. E' quasi ora di cena e la fredda bora sferza la città. Il traffico serale ricorda che la settimana lavorativa è terminata e in molti fanno ritorno verso casa. Lungo il muro esterno del Porto vecchio si radunano alcune persone. Sono uomini e donne di diversa provenienza, diverse età, diverso colore che, invece, una casa vera e propria non ce l'hanno. Poco dopo, dall'altro lato della strada, appaiono alcuni ragazzi carichi di borse e termos. I due gruppi si salutano come se si conoscessero da sempre.
I giovani sono volontari della Comunità di Sant'Egidio: tutti i mercoledì e i venerdì sera distribuiscono panini e bibite a chi ne ha bisogno, grazie al finanziamento della Fondazione CRTrieste. Qui, attorno alla stazione ferroviaria, in inverno come d'estate, ogni settimana infinite storie di vita si intrecciano con quelle di persone che decidono di donare il proprio tempo per i meno fortunati. Incontri che nascono come momenti di cura e diventano rapporti di amicizia.
Da piazza Libertà, il gruppo di volontari si sposta all'interno della stazione per raggiungere gli invisibili fino agli angoli più remoti o sotto ai porticati. «Siamo circa una ventina di studenti universitari — racconta Enea - Durante le nostre peregrinazioni, dalla stazione fino al dormitorio di via Udine, cerchiamo di costruire legami con chi è in difficoltà. Chiamiamo tutti per nome e quando qualcuno di loro festeggia il compleanno portiamo un piccolo regalo». Dei volontari fa parte anche Alì, pakistano, arrivato a Trieste nel 2016. Ora lavora nell'assistenza agli anziani. «Vivevo anch'io per strada all'inizio, ora voglio aiutare più persone possibili».
Negli ultimi anni, alcuni ragazzi di Sant'Egidio sono stati in missione a Bihac, in Bosnia, per assistere i migranti che seguono la rotta balcanica. A volte si ritrovano a Trieste, tappa del lungo percorso. A questi viaggi ha partecipato anche Francesca: «Di recente, in città, uno di loro mi ha riconosciuta. Mi colpisce come riescano a raccontare esperienze pesanti, distruttive, con una semplicità incredibile».
Oltre al gruppo dei giovani, ci sono i volontari con un'esperienza più lunga. «Vorrei fare di più per loro — commenta Marie, signora di origine francese —. Sono tanti i motivi che portano le persone a vivere per strada. In Francia collaboravo con "Les restos du coeur" (i ristoranti del cuore), una rete francese di associazioni benefiche nate da un'iniziativa dell'attore comico Coluche». Ma Marie non è l'unica a portare le proprie competenze nel volontariato triestino. Tommaso è un medico in pensione che da tre anni presta servizio per la Comunità: «Proviamo a capire se ci sono necessità particolari, anche a seconda del genere, e di sabato pomeriggio teniamo aperto un ambulatorio. Molti di loro, purtroppo, si rifugiano nell'alcol».
La distribuzione dei panini, insomma, il più delle volte è un pretesto per agganciare chi ha bisogno di aiuto. «L'obiettivo è dirottarli verso il nostro Centro di ascolto», aggiunge Paolo. Nicola, racconta, è diventato volontario «durante il primo periodo Covid». Emanuele spiega che «si tratta di solitudini e povertà non solo economiche, ma anche sociali». E poi c'è Vanessa che ha vissuto di recente un momento difficile: «Da allora ho deciso di offrire il mio aiuto». «Far bene agli altri fa bene anche a se stessi — commenta ancora Marie —. La vita bascula continuamente. Non sappiamo dove saremo domani e cosa potrebbe accadere. In fondo, se ci pensiamo bene, a ognuno di noi potrebbe capitare di trovarsi in una situazione simi
le».


[ Emily Menguzzato ]