Modesta Valenti: quando il dolore mette in moto la carità

Alla Stazione Termini la commemorazione della donna senza dimora morta 40 anni fa senza ricevere soccorso. Il vescovo Ambarus: «Chiamati a non dimenticare»

Una morte arrivata dopo ore di agonia. Un dolore amplificato da una deliberata omissione di soccorso. Esattamente 40 anni da a Termini moriva così Modesta Valenti, 71 anni, senza dimora, nei pressi del binario 1, dopo che un’ambulanza rifiutò di caricarla per portala in ospedale, perché era troppo sporca. Era il 31 gennaio 1983.
Ieri, 31 gennaio, davanti alla targa che la ricorda, la commemorazione con il presidente della Comunità di Sant’Egidio Marco Impagliazzo, il vescovo Benoni Ambarus, delegato per la Carità, Luca Torchia, Chief communication of cer del Gruppo Ferrovie dello Stato e una folla di volontari e cittadini.
«Una memoria non vuota né rituale – ha a fermato Impagliazzo – ma che parte da lontano per dimostrare come da quell’orribile fatto migliaia di cittadini romani si siano poi mobilitati per andare incontro a chi è per strada, a chi ha bisogno». Un movimento di solidarietà che proprio dopo la morte di Modesta «è cresciuto esponenzialmente nei decenni», ha raccontato il presidente di Sant’Egidio. «La carità mette in moto altra carità e sviluppa benessere. Pensiamo alle tante persone che hanno potuto avere di nuovo una casa, un lavoro, una nuova vita. Fondamentale quindi avere memoria», tanto delle storie drammatiche quanto di quelle positive, «perché possono smuovere i cuori».
Chi si rifiutò di soccorrere Modesta Valenti non abbandonò una clochard, una povera o una senzatetto, «ma una persona, perché chi vive per strada è prima di tutto una persona. Questo è un valore imprescindibile e incommensurabile che non va dimenticato», ha rimarcato Ambarus. Secondo il vescovo «la stazione è una metafora della vita, dove le persone arrivano, partono. Chi dorme qui, invece, è una persona “sospesa”, perché non sa dove andare». Si tratta di persone che «andrebbero da qualche parte se solo avessero un posto. Tutti noi – ha aggiunto – siamo quindi chiamati a non dimenticare Modesta, per non ripetere quel dramma e per dare a chi è senza un tetto un indirizzo verso cui recarsi».
Lavorare per un futuro di benessere per tutti è stata la priorità indicata anche da Luca Torchia. «Come Fsi lavoriamo innanzitutto per rendere le stazioni un punto di riferimento per chi trova in queste strutture un luogo di protezione, dopodiché c’è ancora molto da fare per renderle più sicure e dignitose». Proprio qualche giorno fa, in tal senso, è stato lanciato il progetto Fs Security, d’intesa con il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. «Un’iniziativa – ha spiegato Torchia – che con il costante lavoro di persone e mezzi ha l’obiettivo di assicurare maggiore sicurezza a chiunque frequenti e viva questi luoghi,
non solo per viaggiare».


[ Salvatore Tropea ]